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150mila euro di multa a Facebook: ha tracciato gli utenti senza il loro permesso

In Francia Facebook è stato condannato a pagare una multa da 150mila euro per “le molte violazioni della legge sulla protezione dei dati” dei suoi utenti.
A cura di Matteo Acitelli
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In Francia Facebook è stato condannato a pagare una multa da 150mila euro per "le molte violazioni della legge sulla protezione dei dati" dei suoi utenti. A diffondere la notizia la Commission nationale de l'informatique et des libertes (Cnil) che ha evidenziato che il social network tracciava i dati degli utenti senza che loro lo sapessero, anche quando navigavano su siti web esterni alla piattaforma blu per poi utilizzare le informazioni raccolte per scopi pubblicitari.

Il tutto avveniva tramite il cookie Datr che "non permette agli utenti di Internet di essere chiaramente informati e di capire che i dati vengono raccolti in modo sistematico durante la navigazione" su altri siti web. La commissione francese aveva avviato un'indagine a riguardo già nel corso del 2015 in collaborazione con le autorità della Spagna, Belgio, Paesi Bassi e della Germania ricevendo risposte "insoddisfacenti" dall'azienda di Menlo Park tanto che la Commission nationale de l'informatique et des libertes (Cnil) ha condannato Facebook a pagare una multa da 150mila euro. Secondo le autorità francesi il social network non tutela abbastanza la privacy dei suoi utenti. Una situazione analoga si era già verificata nel 2016 quando il social network era stato accusato dalla Commissione europea dopo l'istruttoria del Garante della Privacy per la policy introdotta su WhatsApp che prevedeva l'utilizzo di una serie di informazioni tramite gli account Facebook per finalità di marketing.

Nell'ultima settimana anche l'app di messaggistica WhatsApp è stata costretta a pagare una multa di 3 milioni di euro all'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) perché non ha presentato con la giusta trasparenza l'introduzione della condivisione dei dati degli utenti con Facebook, provocando la preoccupazione che in caso di mancato consenso gli utilizzatori non avrebbero più avuto accesso al servizio di messaggistica. Si tratta della prima decisione in merito alle due istruttorie dell'Antitrust avviate nell'ottobre 2016.

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