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Amazon denunciato all’Antitrust per i Kindle Fire venduti ad 1 euro

Il colosso dell’e-commerce Amazon è stato denunciato all’Antitrust dall’Unione Nazionale Consumatori per la vendita dei Kindle Fire di quinta generazione al prezzo di 1 euro.
A cura di Matteo Acitelli
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Il colosso dell'e-commerce Amazon è stato denunciato all'Antitrust dall’Unione Nazionale Consumatori per la vendita dei Kindle Fire di quinta generazione al prezzo di 1 euro. Come riportato dall’Unione Nazionale Consumatori, il noto portale di vendita online ha messo in vendita, a causa di un errore tecnico, il Kindle Fire al costo di un euro, un'ottima offerta che ha spinto numerosi utenti ad acquistare il nuovo tablet pc dell'azienda di Jeff Bezos.

Dopo essersi accorto dell'errore dello scorso 17 maggio, il team dell'azienda ha subito corretto il prezzo riportandolo al prezzo base di 59,99 euro per il modello con 8 GB di memoria di storage ed ha annullato tutti gli ordini effettuati dagli utenti che hanno acquistato il dispositivo al costo di un solo euro. Nonostante ciò, diversi utenti che hanno acquistato il device con il prezzo errato si sono visti consegnare il Kindle Fire a casa. Per scusarsi dell'errore i vertici di Amazon hanno inviato un messaggio agli utenti che hanno effettuato l'acquisto del Kindle Fire al prezzo di 1 euro:

"Per un breve periodo di tempo, martedì mattina, il Fire tablet è stato offerto su Amazon.it con un prezzo non corretto. Non appena ci siamo accorti della situazione, abbiamo corretto il prezzo. Stiamo informando tutti i clienti coinvolti del fatto che i loro ordini sono stati cancellati. Ci scusiamo con i nostri clienti dell’inconveniente che questo può aver causato."

L’Unione Nazionale Consumatori ha comunque denunciato Amazon all’Antitrust spiegando che la conferma dell'ordine è sufficiente per ritenere il contratto valido. Come sottolineato dal Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona: "In termini giuridici la conferma d'ordine è sufficiente per ritenere il contratto valido, ma a questo si aggiunge una questione "morale": non possono essere i consumatori a pagare per un errore dell'azienda, anche laddove si verificasse che si è trattato di un inconveniente tecnico".

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