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Anonymous contro l’Arabia Saudita: “Se uccidete Alì ci vendicheremo”

Ha solo 21 anni il giovane Ali Mohammed al-Nimr, condannato alla pena di morte per crocifissione e decapitazione perché durante la primavera araba aveva partecipato ad alcune manifestazioni. Il gruppo di hacker attivisti Anonymous ha risposto con forza alla decisione delle autorità, minacciando di colpire le infrastrutture di tutto il paese se il ragazzo sarà ucciso.
A cura di Marco Paretti
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ali al-nimr anonymous

Ha solo 21 anni il giovane Ali Mohammed al-Nimr, condannato alla pena di morte per crocifissione e decapitazione perché durante la primavera araba aveva partecipato ad alcune manifestazioni. Al tempo aveva solo 16 anni. Il gruppo di hacker attivisti Anonymous ha risposto con forza alla decisione delle autorità, minacciando di colpire le infrastrutture di tutto il paese se il ragazzo sarà ucciso. La condanna si basa su fatto che, oltre ad aver partecipato alle manifestazioni, Ali avrebbe incitato i propri amici a ribellarsi tramite alcuni SMS inviati dal suo cellulare.

L'ondata di proteste si è sollevata in tutto il mondo, con diverse petizioni firmate da più di un milione di persone. Mobilitazione alla quale si sono uniti gli hacker di Anonymous lanciando l'operazione #OpNimr su Twitter, colpendo alcuni siti web del governo – tra i quali quelli del Ministero dell'Economia, della Giustizia e dell'Informazione – e pubblicando i nomi degli ufficiali legati ai reali. Tutte realtà controllate dal regime della famiglia Sahud. "Il governo saudita è responsabile della morte di migliaia di persone ogni anno" hanno spiegato gli attivisti in una nota. "Per questo li puniremo. Noi non perdoniamo, noi non dimentichiamo, aspettateci".

Anonymous ha già pubblicato due video contro il governo saudita, chiedendo di interrompere la sentenza di morte. Esecuzione che, peraltro, potrebbe già essere stata eseguita. Per questo gli attivisti stanno mettendo a punto un attacco a tutta l'infrastruttura del paese. Ad oggi Anonymous ha colpito circa 20 siti web legati al governo saudita, compresa la Banca Islamica di Sviluppo. All'attacco hanno partecipato anche i gruppi Antisec e Hagash, che hanno inoltre sottratto una grossa fetta di informazioni dai server delle autorità del paese che hanno condannato Ali.

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