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Apple respinge le richieste dell’FBI: “Vogliono un potere pericoloso”

Apple ha respinto ufficialmente l’ordine del giudice federale che chiedeva a Cupertino di fornire all’FBI tutta l’assistenza necessaria per decrittare un iPhone appartenuto ad uno dei due attentatori della strage di San Bernardino.
A cura di Marco Paretti
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tim cook bocconi

Apple ha respinto ufficialmente l'ordine del giudice federale che chiedeva a Cupertino di fornire all'FBI tutta l'assistenza necessaria per decrittare un iPhone appartenuto ad uno dei due attentatori della strage di San Bernardino, che lo scorso 2 dicembre ha portato alle morte di 14 persone. Il rifiuto da parte di Apple, ribadito in questi giorni dal CEO Tim Cook, si è quindi concretizzato nella risposta ufficiale che l'azienda di Cupertino ha depositato nelle ultime ore.

"Non si tratta di un solo iPhone" esordisce il documento. "Piuttosto, la questione riguarda la ricerca attraverso un'azione legale da parte del Dipartimento di Giustizia e l'FBI di un potere pericoloso: la possibilità di obbligare le aziende come Apple a mettere da parte le basi della sicurezza e della privacy di milioni di persone nel mondo". Questa rappresenta la prima risposta legale divulgata da Apple in seguito alla richiesta del giudice federale, la quale va appunto a seguire le due lettere pubbliche firmate da Tim Cook e rilasciate subito dopo l'annuncio della causa. Si tratta di una svolta importante, perché va a definire le modalità legali con cui l'azienda andrà a controbattere alla richiesta delle autorità, che in molti già davano come incontestabile.

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La mozione di Apple si focalizza sul fatto che nel 2015 la modifica del Communications Assistance for Law Enforcement Act, il cui obiettivo era proprio quello di fornire maggiori poteri alle autorità, è stata respinta dal Congresso. In breve, secondo Cupertino il rifiuto di modificare la legge rappresenta anche il rifiuto, da parte del Congresso, di fornire all'FBI i poteri che ora richiedono per poter accedere all'iPhone del killer. "Il Communications Assistance for Law Enforcement Act non è stato toccato, quindi il Congresso non ha mai concesso l'autorità che ora il governo dice di possedere" spiega Apple nel documento.

"Invocando lo spettro del terrorismo e nascondendo la questione dietro alle porte chiuse di una corte, il governo ha cercato di zittire sul nascere il dibattito e aggirare le analisi più approfondite". La mozione cita anche problemi costituzionali che coinvolgono sia il primo che il quinto emendamento, spiegando che la collaborazione "creerebbe un fardello senza precedenti per Apple, violando il primo e il quinto emendamento della Costituzione". Se l'azienda di Cupertino non riuscirà a prevalere in tribunale e in corte d'appello, queste obiezioni costituiranno la base per un appello rivolto alla Corte Suprema.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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