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Opinioni

Bannata da Facebook per aver pubblicato una foto della figlia di 2 anni al mare

Una giovane fotografa professionista è stata bannata dal social network per aver pubblicato un’immagine che vedeva protagonista la figlia di due anni, in una ricostruzione della campagna pubblicitaria di Coppertone degli anni ’50.
A cura di Dario Caliendo
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La storia che vede protagonista un'incredula fotografa statunitense è l'ulteriore conferma che su Facebook è meglio non pubblicare mai immagini – seppur innocue – nelle quali si immortalano bambini o bambine in particolari situazioni.

Tutto è iniziato quando Jill White, questo il nome della fotografa professionista, ha pubblicato su Facebook un'immagine nella quale riprendeva una campagna pubblicitaria degli anni '50 della Coppertone e che vedeva inquadrata la figlia di due anni con il costumino tirato in giù: un'immagine che in effetti potrebbe essere considerata di nudo, prontamente segnalata al social network, che ha successivamente chiesto alla fotografa l'immediata rimozione.

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Rimossa l'immagine, Jill l'ha ripubblicata, ma questa volta censurandola con uno smiley posto proprio nella zona incriminata: a quanto pare però, la censura applicata sull'immagine pubblicata dalla fotografa non è stata sufficiente dall'evitare un'ulteriore segnalazione al social network, che – anche in questo caso – ha contattato l'autrice dello scatto richiedendole formalmente la rimozione in quanto non in linea con  termini e le condizioni attuate nel social network.

La storica campagna pubblicitaria della Coppertone, che ha avuto il via negli anni '50, vedeva protagonista una bambina alla quale un cane tirava giù il costumino: un'immagine innocua, anche secondo Jill, che ha voluto ricrearla e l'ha postata sulla pagina ufficiale dell'azienda.

"Ho postato l'immagine sulla pagina di Coppertone" – spiega la fotografa alla WBTV – "Ero convinta fosse carina, proprio perché ricreava la vecchia campagna pubblicitaria degli anni '50".

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A quanto pare però non erano della stessa opinione alcuni utenti che hanno segnalato la fotografia al social network, e che dopo averla analizzata le ha inviato un messaggio chiedendole di "eliminarla, renderla non pubblica, oppure di ignorare l'avvertimento".

Ed è quello che ha fatto: la fotografa ha – forse troppo superficialmente – deciso di ignorare l'avvertimento del social network. Una scelta sbagliata, che le è costata il ban da Facebook per ventiquattro ore.

Non è la prima volta che il social network si pone in questo modo rispetto al nudo e ai contenuti omosessuali. Lo scorso marzo 2013 il museo Jeu de Paume di Parigi, in occasione di un’esposizione della fotografa Laure Albin Guillot, ha pubblicato una fotografia realizzata nel 1940 che ritraeva una donna a seno scoperto: pubblicazione che costò la sospensione temporanea, sempre per ventiquattro ore, della pagina ufficiale del museo.

Molto più recente è la storia dell'italiana Carlotta Trevisan, una ventottenne italiana – madre di una bimba di sei anni – che lo scorso maggio è stata bannata da Facebook per aver pubblicato un’immagine che ritraeva un bacio tra due donne con in volto la bandiera della pace, in occasione del giorno contro l’omofobia.

Ma la storia raccontata da Jill White è diversa. E forse, in questo caso, la pubblicazione dell'immagine da parte della fotografa statunitense è stata fatta troppo superficialmente, sia per quanto riguarda il contenuto specifico del post, che per quanto riguarda l'aver ignorato un passaggio fondamentale incluso nei termini e nelle condizioni che, all'atto dell'iscrizione al social network, viene accettato da tutti gli utenti di Facebook: "Facebook ha una politica molto restrittiva per quanto riguarda la condivisione di contenuti pornografici o contenenti immagini sessualmente esplicite con minori" – si legge nel regolamento del social newtork – "Anche la regolamentazione circa la condivisione di immagini di nudo è molto restrittiva. Il nostro obiettivo è quello di rispettare il diritto di tutti nel condividere contenuti di personale importanza".

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