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Big data: e se domani i tuoi dati non ci fossero più?

I software di oggi non sono una garanzia per il riuso dei dati domani. Obsolescenza rapida e assenza di compatibilità sono le accuse; i metadati la soluzione proposta.
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L'allarme lo lancia il co-inventore del protocollo Tcp/Ip, nonchè guru di internet: Vincent Cerf accusa di obsolescenza i programmi adoperati per creazione e storage dei dati.  Il rischio? perdere documenti, fogli di calcolo, presentazioni commerciali, e quanto altro va a costituire il database business e personale di ognuno di noi.

La tecnologia avanza e i software di domani non saranno in grado di leggere i dati prodotti oggi, questo perchè il modo in cui oggi vengono prodotti non è pensato per avere una vita lunga, ma per diventare old in tempi brevi.

In occasione del Computerworld Honors, evento dedicato al settore dell'IT, Cerf ha portato l'esempio di Office 2011 e del suo Mac su cui ha adoperato la suite: un file .ppt del 1997 non si è aperto a causa – appunto – dell'obsolescenza del software adoperato. Non ha puntato il dito contro un software d'avanguardia e appannaggio di pochi tecnici: Cerf, Internet Evangelist di Google, ha citato il pacchetto di tool più comune, noto e diffuso tra i più.

Il problema non è la casa che produce il software; in generale, il problema risiede nella tecnologia adoperata e nella scarsa compatibilità delle risorse, che rende i backup periodici  insufficienti come garanzia di longevità dei dati generati.

La soluzione sembra essere data dai metadati: informazioni che inglobano una serie di dati e che permettono di risalirne alla genesi, permettendo, di conseguenza, anche di modificarli.
Nuova sfida per i developer e nuova opportunità di business per chi coglierà la proposta.

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