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Com’è nata la faccina :) che compie 34 anni, il creatore: “Le emoji sono noiose”

34 anni fa nasceva lo smiley, la faccina sorridente che oggi tutti conosciamo. Ecco la sua storia narrata dal suo creatore, Scott E. Fahlman. Che oggi critica le emoji: “Sono noiose”.
A cura di Marco Paretti
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È forse il simbolo più utilizzato sul web, o almeno lo era fino all'arrivo delle emoji. La faccina sorridente, o smiley, fa ormai parte di quegli elementi imprescindibili della Rete, tanto da essere diventato un simbolo non solo di un settore tecnologico ma anche di un movimento culturale. Realizzata da Scott E. Fahlman nel 1982, la faccina compie 34 anni in questi giorni, nell'anno in cui il suo predominio è stato messo in disparte dalle ormai utilizzatissime emoji. Oggi si preferisce usare quelle, ma oltre tre decenni fa Fahlman ci aveva visto giusto: le persone vogliono comunicare con i simboli.

Ma com'è nata la faccina che oggi tutti conosciamo ed usiamo? Come spesso accade, l'invenzione non è nata da un desiderio di svagarsi, quando da una necessità. Nell'epoca in cui le comunicazioni testuali diventavano sempre più frequenti all'interno delle reti interne – internet non aveva ancora fatto il suo debutto nel mondo – l'informatico si è accorto di un grave problema: era difficile capire quali discussioni erano serie e quali ironiche, quali erano battute e quali frasi serie. D'altronde ancora oggi è difficile individuare il sarcasmo nei testi, soprattutto nelle conversazioni con persone che non si conoscono bene.

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La svolta arriva esattamente 34 anni fa, quando Fahlman invia un messaggio ai colleghi proponendo di utilizzare una faccina sorridente composta da due punti e una parentesi al termine dei messaggi ironici o sarcastici. Quelli seri, invece, dovevano essere accompagnati da una faccina triste. Una proposta lanciata quasi senza speranza, ma che invece fu accolta con piacere dai colleghi della Carnegie Mellon University. Nel giro di un mese il suo utilizzo si espanse a tutte le università della California e, con la nascita del web, si consolidò in tutto il mondo. "È un modo veloce per colmare l’esigenza comunicativa, quella di dire ‘sto solo scherzando’, ‘va tutto bene’, ‘sono felice’" Spiega Fahlman. “Un sorriso è riconoscibile ovunque in ogni angolo del mondo, è potente e significa in tutte le culture la stessa identica cosa".

Nel corso degli anni la faccina si è evoluta ed è stata raggiunta da una serie di varianti tuttora utilizzatissime da tutto il mondo. Il suo successo si è ulteriormente ingigantito con l'arrivo dei telefoni cellulari e con la conseguente diffusione degli SMS, che con la sintesi delle faccine si completavano perfettamente. Poi, però, è stato il tempo delle emoji, un sistema universale supportato da tutti i dispositivi e basato su simboli ancora più grafici. "Le trovo meno creative" ha criticato Fahlman. "Penso siano molto più divertenti quelle create con i caratteri di testo”.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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