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Ecco il sensore che avvisa il tuo capo quanto ti assenti dalla scrivania (o quasi)

Sono nascosti sotto le scrivanie, agli ingressi e nei badge dei lavoratori. Invisibili, o quasi. Sono i sensori che controllano gli spostamenti e la presenza dei dipendenti sul luogo di lavoro, accusati di violare la privacy nonostante il loro vero obiettivo: ottimizzare gli uffici.
A cura di Marco Paretti
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Sono nascosti sotto le scrivanie, agli ingressi e nei badge dei lavoratori. Invisibili, o quasi. Sono i sensori che controllano gli spostamenti e la presenza dei dipendenti sul luogo di lavoro, dispositivi che dovrebbero servire per gestire i sistemi degli uffici e risparmiare energia, ma che secondo molti consentono ai manager di controllare i movimenti dei propri dipendenti. Per esempio per sapere quando questi si assentano dalla loro scrivania. L'ultima denuncia è arrivata lo scorso anno da un giornalista del Telegraph, che sotto la propria scrivania – e quella degli altri dipendenti – aveva trovato un piccolo box chiamato "OccupEye" in grado di rilevare la presenza o meno del lavoratore alla sua postazione. In realtà serviva per ottimizzare il risparmio energetico del riscaldamento, ma le forti polemiche hanno costretto l'azienda ad eliminare il sistema.

Sensori di questo tipo, però, sono presenti in innumerevoli aziende: sono circa 350 nei soli Stati Uniti, incluso il 15 percento delle realtà appartenenti alla lista Fortune 500. Sono nascosti nelle luci, nei badge e in molti arredi sparsi per gli uffici: tracciano elementi come l'utilizzo delle sale riunioni, il girovagare dei dipendenti e le connessioni tra i lavoratori. L'obiettivo? Migliorare l'efficienza degli uffici, massimizzare l'utilizzo degli spazi e risparmiare sulle bollette automatizzando luci e riscaldamento. Il risultato è un risparmio del 25 percento che, in cinque anni, può far rientrare l'azienda in un investimento iniziale che può raggiungere anche i 200.000 dollari.

Dal punto di vista legale questa tipologia di soluzioni è assolutamente consentita. "I vertici di un'azienda possono monitorare quanti elementi vogliono negli uffici, purché non lo facciano in bagno" spiega Lewis Maltby, presidente del National Workrights Institute. C'è però chi forse si è spinto troppo in là; il Boston Consulting Group ha selezionato 100 dipendenti volontari per sperimentare un badge dotato di geolocalizzatore e microfono per cercare di capire come il design degli spazi influenza la comunicazione tra i dipendenti. Un approccio che i critici hanno definito orwelliano e dispotico, nonostante la raccolta anonima dei dati.

La tecnologia, spiegano gli esperti, potrebbe essere applicata anche per individuare con più facilità un altro dipendente all'interno degli uffici, utilizzando per esempio un'applicazione sul proprio smartphone in grado di indicare in quale stanza si trova il collega. Una soluzione che, insieme alle altre, sembra essere destinata a diventare una prassi all'interno degli uffici più grandi. Con buona pace di chi denuncia un'eccessiva invasione della privacy.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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