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Opinioni

“Esami” non racconta l’università, racconta tutto ciò che viene dopo

La webserie di Edoardo Ferrario parte da una perfetta idea produttiva e di facoltà in facoltà mette in scena la parte più ridicola un paese intero attraverso la presa in giro del luogo dove dovrebbe formarsi la sua integrità.
A cura di Gabriele Niola
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Per arrivare a realizzare la webserie, Esami, Edoardo Ferrario non ha seguito la strada degli altri. Non è un videomaker, non è uno youtuber, nè ha fatto scuole di cinema o ambisce al lungometraggio tantomeno alla serialità televisiva. Anzi. E’ un comico Edoardo Ferrario, emerso con alcuni spettacoli teatrali e poi arrivato anche in televisione nel programma di Caterina Guzzanti, La prova dell’otto, dunque uno dei pochi casi italiani di un fenomeno che invece in America è abbastanza frequente: un professionista dello spettacolo che affianca la rete agli altri mezzi attraverso i quali si esprime, YouTube allo stesso livello di televisione e teatro. Non a caso la serie è stata introdotta da un breve video con Pietro Sermonti, visibile sullo sulla pagina Facebook di Esami.
Non è infatti una webserie narrativa, Esami, ma più una serie di sketch dalla regia (volutamente) povera e dalla scrittura invece molto ricca. Inserti che potrebbero ben figurare in una trasmissione televisiva, scritti tuttavia con un’attenzione per i dettagli e una spregiudicatezza nei giudizi che non appartengono proprio alla tv italiana.

L’idea è un gioiello di strategia virale: ogni puntata racconta un esame di una facoltà diversa (c’è la puntata di Medicina, quella di Economia, quella di Architettura…) e si concentra a scelta o sulle varie tipologie di studenti o su quelle di assistenti/professori. In ogni puntata l’unico attore è per l’appunto Edoardo Ferrario che interpreta tutti i ruoli (le eccezioni sono rare, come il cammeo di Luigi Di Capua di ThePills nell’ultima puntata).
Ancora prima di guardare ogni singolo episodio dunque la forza di Esami è di di avere un appeal immediato e una natura virale inclusa nel suo stesso format. Raccontare da vicino un microcosmo, come può essere quello di studenti e professori di una determinata facoltà, è infatti la maniera migliore per fare appello al cuore dell’utente, quella più corretta per stimolare condivisione, sia all’interno della suddetta comunità di riferimento (gli studenti della facoltà in questione che se lo mandano a vicenda) che all’esterno (gli amici che lo inviano ai conoscenti che hanno frequentato quella facoltà).
Fino a qui però è una questione di progetto, materia da produttori svegli (i primi due episodi girano intorno alle 100.000 visualizzazioni l’uno raggiunte in meno di un mese!), mentre la forza di Edoardo Ferrario è che Esami è anche molto divertente.

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Si tratta chiaramente di un umorismo poco di situazione e molto di gag, da comico qual è Ferrario e uno ovviamente tutto concepito intorno a lui, alla sua mimica, alle sue facce e al suo trasformismo (che poi è quel che detta la tradizione recente della comicità italiana).
Confinato nella durata di circa 7 minuti a puntata Esami gioca molto bene tra sede d’esame e un altrove che può essere un ricordo come una proiezione futura, come una scena immediatamente seguente all’esame, ed è da questa doppia dimensione che la webserie lascia emerge di volta in volta un senso più grande.
La forza di Esami infatti è di non concepire l’università come una dimensione autoreferenziale i cui problemi o le cui assurdità hanno conseguenze solo all’interno di quelle stesse aule ma come l’origine di molte sclerosi del mondo del lavoro. Spesso le puntate sconfinano negli sbocchi professionali, raccontano un ambiente lavorativo o ancora per negazione (come in quella di Economia) mettono in scena il lavoro di chi è dipendente dell’Università, cioè il lavoro di formare futuri lavoratori.

Spietato sia con gli studenti, che con i professori che infine con l’Università stessa (basta vedere come dalla pagina Facebook della serie viene presentato ogni video, con quale scelta di citazione dallo statuto universitario o dal sito della Sapienza), Ferrario evidentemente conosce bene quel che racconta e ne fa il segreto della sua comicità: l’osservazione da vicino dei dettagli con i quali costruisce le gag e ha anche la capacità del vero comico di guardare al di là della risata, di usare l’umorismo per rivelare la vera natura di una situazione con la chiave del grottesco (tra i molti il suo registro preferito).

L’unica pecca di Esami (e non una da poco) è quindi quella di non avere una strategia commerciale tanto acuta come quella produttiva. Non ci sono pubblicità sul canale, segno che non è parte del Partner Program di YouTube (cioè non guadagna dai suoi video), nè c’è product placement o un brand che sponsorizzi. La webserie al momento pare non generare un reddito.

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