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Opinioni

FaceApp, dietro il successo dell’applicazione virale ci sono intelligenza artificiale e cloud

L’applicazione di ritocco digitale FaceApp è diventata improvvisamente virale in Italia, nonostante il rilascio avvenuto ad inizio anno. Ecco come funziona il software e perché la tecnologia alla base è tra le più evolute al mondo.
A cura di Marco Paretti
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Negli Stati Uniti il fenomeno è nato a gennaio, ma da noi è arrivato solo in questi giorni. Faceapp, un'applicazione diventata virale nei primi mesi dell'anno, ora sta letteralmente spopolando anche in Italia, dove negli ultimi giorni i social network sono stati invasi dalle immagini degli utenti "trasformati" dal software in versioni giovani, adulte e dell'altro sesso. Un successo che cavalca un'effettiva qualità della trasformazione che, come prevedibile, nasce da solide fondamenta tecnologiche. E, altrettanto prevedibilmente, dall'intelligenza artificiale.

Le funzioni di FaceApp sono semplici, almeno sulla carta: ci si scatta un selfie o si seleziona una foto dal rullino fotografico per poi scegliere diverse tipologie di modifiche. Si può far apparire un sorriso su un volto serio oppure, elemento diventato virale in Italia, trasformare il nostro volto in una versione più giovane, vecchia e dell'altro sesso. Con risultati estremamente inferessanti. Ma come funziona FaceApp e perché le immagini sono così realistiche, tanto da aver avviato una mania globale?

faceapp

La risposta è semplice: FaceApp si basa su tecnologie tutt'altro che scontate. Una su tutte: l'intelligenza artificiale in grado di riconoscere volti ed elementi particolari per poi plasmarli in base alle varie proposte. Sembra facile, ma non lo è. E se finora non molte app hanno proposto gli stessi risultati un motivo c'è ed è ricercare proprio nel metodo di modifica dei volti. Svolgere un compito simile su tutti gli smartphone in commercio sarebbe impossibile, perché la potenza di calcolo richiesta è immensa. Così gli sviluppatori hanno creato un sistema che invia i nostri selfie nel cloud, dove le reti neurali sono in grado di modificarli per poi rimandarlo allo smartphone. Per questo l'intelligenza artificiale è stata addestrata specificatamente per svolgere (bene) questo compito.

L'approccio è simile a quello utilizzato dall'app Prisma, che però usa l'intelligenza artificiale sfruttando la potenza di calcolo dello smartphone. Lo stesso fanno Google e Facebook con le loro proposte. FaceApp, invece, usa il cloud per offrire i risultati migliori. Le immagini caricate, spiegano gli sviluppatori, vengono custodite nei server aziendali nel caso in cui gli utenti decidessero di effettuare ulteriori modifiche, ma vengono cancellate poco dopo. A differenza dell'app Meitu, colpita da uno scandalo sulla gestione dei dati degli utenti, FaceApp non richiede strani permessi di sistema e non traccia gli utenti tramite GPS. Insomma, ormai anche un'app apparentemente semplice ha fondamenta tecnologiche inaspettate.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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