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Federprivacy: gli Smartwatch possono mettere a rischio la Privacy

Federprivacy, l’associazione dei privacy officer e dei consulenti della privacy d’Italia, gli smartwatch potrebbero mettere a rischio la nostra privacy in quanto dotati di sensori che monitorano il battito cardiaco, secondo quanto rilevato da un recente studio di gruppo di ricerca dell’Università di Pisa, a cui hanno partecipato l’Università dell’Essex, l’Harvard Medical School e il Mit di Boston.
A cura di Francesco Russo
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Gli smartwatch sono gli oggetti hi-tech più desiderati del momento, basti pensare al grande interesse che hanno raccolto gli smartwatch di Apple, gli Apple Watch, presentati recentemente. Ma secondo quanto fa sapere oggi Federprivacy, l'associazione dei privacy officer e dei consulenti della privacy d’Italia, gli smartwatch potrebbero mettere a rischio la nostra privacy in quanto dotati di sensori che monitorano il battito cardiaco. Un recente studio del gruppo di ricerca dell'Università di Pisa, a cui hanno partecipato l'Università dell'Essex, l'Harvard Medical School e il Mit di Boston, ha rilevato che il battito cardiaco, con l'aiuto di un algoritmo matematico, può rivelare le nostre emozioni.

Quando si parla di smartwatch ci si riferisce ad orologi intelligenti che oltre a effettuare telefonate, inviare e ricevere sms, disporre di navigatore gps e mantenere contatti attraverso i social network, consentono anche di monitorare i passi e il battito cardiaco, una funzionalità adatta per gli amanti del fitness.

Ma quando ci troviamo di fronte ad una vetrina di un negozio di abbigliamento oppure davanti ad una gioielleria le nostre emozioni possono essere rilevate da questi dispositivi, essendo, anche a nostra insaputa, raccoglitori di informazioni che ci riguardano che per le aziende risultano essere preziose. Federprivacy aggiunge poi che in questo scenario sono davvero poche le aziende che informano adeguatamente l'utente: solo il 15% infatti forniscono un'informativa accurata.

Tutte queste moderne tecnologie dunque, anche se combinate insieme e racchiuse in un unico e piccolo dispositivo da portare comodamente al polso come è appunto uno smartwatch, assumono un enorme potenziale, che potrebbe non sempre essere utilizzato a nostro esclusivo beneficio, ma sfruttato da aziende che vogliono proporre prodotti e servizi sempre più mirati in base ai gusti, alle abitudini e, adesso, anche in base ai desideri.

Lo studio ricordato anche da Federprivacy dimostra quindi che il cuore può trasformarsi in un vero e proprio "portale" per la rivelazione delle emozioni, e che queste possono essere svelate, battito per battito, attraverso un algoritmo matematico. In sostanza lo studio arriva a dimostrare che, data una certa attività cardiaca riscontrata su un individuo, è possibile predire il battito successivo e quindi risalire all'emozione provata dal soggetto monitorato.

Quindi gli smartwatch non sarebbero solo in grado di fornire informazioni relative alla posizione precisa in cui si trovano un individuo, per esempio davanti a un negozio intento a fare shopping, ma adesso sono in grado di fornire, in modo scientifico, informazioni relative alle emozioni provate mentre osservava un oggetto desiderato.

Federprivacy dunque, di fronte allo scenario attuale, vede la privacy dell’utente ulteriormente assalita dalle ultime tecnologie hi-tech, con un’invasività della nostra sfera privata sempre più penetrante nel prossimo futuro.

E, sempre di fronte a questo scenario, l'associazione stima che arrivare essere fino a 70.000 le richieste del mercato di professionisti della data protection. Quindi in futuro ci sarà sempre più bisogno di professionisti della privacy.

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