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Google celebra il ritrovamento dell’australopiteco Lucy con un Doodle

3,18 milioni di anni. È il tempo passato dalla morte di Lucy e il suo ritrovamento. Per questo oggi Google celebra con un Doodle uno dei traguardi più importanti della ricerca sull’evoluzione umana: la prova che il bipedismo non arrivò soltanto con il genere Homo ma era presente negli ominidi anche in precedenza.
A cura di Marco Paretti
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Google Doodle Lucy

3,18 milioni di anni. È il tempo passato dalla morte di Lucy e il suo ritrovamento, avvenuto il 30 novembre 1974 o, stando ad una data riportata dallo stesso paleantropologo responsabile della scoperta, il 24 novembre. Per questo oggi Google celebra con un Doodle uno dei ritrovamenti più importanti della storia dell'umanità: l'australopiteco Lucy, la prova che il bipedismo non arrivò soltanto con il genere Homo ma era presente negli ominidi anche in precedenza. Una rivelazione incredibile che ribaltò tutto ciò che fino ad allora era stato lo studio dell'evoluzione umana nel corso dei millenni.

La scoperta avvenne nella Valle dell'Afar, in Etiopia, e fu il frutto di una deviazione casuale sul percorso che Donald C. Johanson e il suo assistente Tom Gray avevano programmato. Deviazione che portò i ricercatori a scoprire i resti di un braccio visibili sul terreno, i quali a loro volta portarono alla scoperta di innumerevoli frammenti dello scheletro di Lucy: un ominide alto circa un metro e 30 centimetri e dal peso di 29 chilogrammi appartenente al genere Australopithecus. Una giovane donna che stravolse l'idea che fino ad allora i ricercatori si erano fatti sull'evoluzione umana proprio in virtù della sua probabile statura eretta.

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Di particolare importanza il ritrovamento di alcune ossa, tra cui quelle del ginocchio, che dimostrano come Lucy fosse un ominide in grado di camminare in posizione eretta. Visse 3,2 milioni di anni fa in Africa e i suoi resti presentano elementi che indicano chiaramente una fase di piena evoluzione: le braccia si accorciavano e le gambe si allungavano. La sua dieta era a base di vegetali, come dimostra la forma del torso, lo spazio lasciato all'intestino e la forma della mandibola, che nel corso dell'evoluzione è andata man mano a ridursi. L'aspettativa di vita del genere Australopithecus Afarensis era di circa 25 anni, ma la sua morte resta un mistero; sicuramente era già adulta quando morì.

Il suo nome tecnico, in realtà, è AL-288 – dal nome del luogo del ritrovamento, Afar Locality numero 288 – ma per tutto il mondo è sempre stata Lucy. La scelta di questo nome si deve ad un elemento che forse appartiene alla parte romanzata della storia: i ricercatori raccontano spesso che durante la nottata successiva alla scoperta fu riprodotta in continuazione Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles e, ad un certo punto, qualcuno decise di dare il nome Lucy allo scheletro appena ritrovato. Google ha celebrato la data della scoperta – o, almeno, una delle due riconosciute dallo stesso Johanson – attraverso un Doodle animato che mostra proprio come nell'evoluzione umana Lucy si trovi tra i primati e gli uomini del genere Homo.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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