36 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“Google ossessionata da Facebook”, un manager di Mountain View lascia la compagnia

James Whittaker, ex guida degli ingegneri di BigG per lo sviluppo di Google+, racconta in un post i motivi che lo hanno spinto a lasciare una delle compagnie più grandi al mondo. Secondo Whittaker, Google avrebbe perso la sua mission originale per inseguire il “rivale” di Palo Alto.
A cura di Angelo Marra
36 CONDIVISIONI
Google ossessionata da Facebook un ex manager di Mountain View lascia la compagnia

Diciamoci la verità, a guardare le immagini degli uffici di Google a Zurigo ci riesce difficile immaginare che un manager di alto livello, per di più a capo di un settore strategico come quello di Google+ (quindi anche adeguatamente remunerato) decida di mollare tutto, seppur per passare a Microsoft, dove certo non andrà a pulire scrivanie o servire caffè. A certi livelli però, non si arriva soltanto con competenze e conoscenza del settore, qualità indubbiamente fondamentali; ci vuole anche lo spirito giusto, bisogna credere nelle proprie idee e nella mission che guida le proprie azioni. Se questa consapevolezza viene meno, se si smette di aderire ad un progetto quasi con fede religiosa, a quel punto anche l'ufficio faraonico o lo stipendio a sei zeri possono non essere sufficienti e si decide di mollare anche il sogno di una vita, seppur a malincuore.

È questa la storia di James Whittaker, un ex manager di Google che recentemente ha deciso di lasciare l'azienda per la quale lavorava da anni per passare alla concorrenza. Alla base della sua scelta, una profonda delusione riguardo alle scelte portate avanti recentemente da Mountain View, specialmente per quello che riguarda il rapporto con la sfera social. Google, racconta Whittaker in un post sul suo blog, è riuscito a diventare il primo motore di ricerca al mondo perchè ha saputo fin dall'inizio offrire i risultati migliori ai propri utenti. Grazie ad un lavoro di squadra ed un elevata spinta all'innovazione, negli anni l'azienda è riuscita a creare successi del calibro di Gmail e Chrome. Una vera “serra creativa”, secondo l'ex manager, dove l'entusiasmo dei dipendenti e la voglia di inventare erano alla radice di ogni conquista, lasciando ben poco merito alla semplice fortuna e premiando invece il coraggio e l'intraprendenza.

Poi un giorno è arrivato Facebook e Google, per quanto non operasse direttamente nel campo social, ha cominciato a sentirsi minacciata. Qui, sempre secondo Whittaker, si stende la linea di demarcazione che divide il prima e il dopo di Mountain View. Il colosso si è reso conto di trovarsi scoperto su un settore ed ha intrapreso una vera e propria rincorsa nei confronti del gigante bianco e blu. In questa direzione sono arrivati i primi progetti (fallimentari) come Wave, Buzz e Orkut. La questione, continua sul suo blog il manager dissidente, è naturalmente legata all'ambito pubblicitario. È vero che Google è in grado di mostrare un annuncio ad un numero maggiore di persone rispetto a Facebook, ma chi dei due conosce meglio ogni aspetto degli utenti? Chi è in grado maggiormente di realizzare contenuti mirati, ben consapevole di ogni più piccolo ambito della vita degli utenti/clienti, che volontariamente decidono di condividere queste informazioni?

Con questa ossessione nella mente Larry Page, il fondatore dell'azienda divenuto poi CEO, ha guidato Google verso una direzione molto distante da quella iniziale. In pochi mesi Google Labs è stato chiuso, sono aumentati i costi per lo sviluppo delle applicazioni e molte delle API fino a poco tempo prima distribuite gratuitamente ora sono a pagamento. L'ossessione “social” però è quella che ha dominato su tutta la strategia aziendale. Social doveva diventare Android, il sistema operativo mobile di Google, social doveva diventare YouTube, social doveva diventare soprattutto lo stesso motore di ricerca (il riferimento è all'introduzione della Ricerca Sociale). BigG si è trasformato in una semplice azienda pubblicitaria, sostiene Whittaker, che critica aspramente la creazione di Google+.

L'ex manager definisce la nascita del social network di Google come una risposta inutile verso Facebook; "Google ha fatto come il ragazzino ricco che, dopo aver scoperto di non essere stato invitato alla festa, ne ha organizzato una sua per ripicca . Ma il fatto è che nessuno è venuto alla festa di Google". MountainView ha smesso di innovare ossessionata dalla voglia di competere con Palo Alto senza tener conto però di cosa fosse realmente social, ovvero le persone. La migrazione tanto ambita dal social network di Zuckerberg alla piattaforma di G+ non c'è mai stata, al suo posto ora c'è una cattedrale nel deserto nella quale Google ha profuso ogni energia, a discapito dell'utilità dei suoi prodotti, divenuti ormai semplici costole dell'aspetto sociale.

Whittaker chiude il suo sfogo con una punta di ironia: “Forse ha ragione Google […] Magari il fatto che mi esca un annuncio pubblicitario di un avvocato divorzista mentre sto scrivendo una mail dove parlo di mio figlio di 15 anni che si è lasciato con la ragazza, potrà tornarmi utile semmai il mio matrimonio dovesse giungere al termine”.

36 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views