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Google Tax, dal primo aprile entrerà in vigore in Gran Bretagna

Dal prossimo primo aprile in Gran Bretagna sarà in vigore la cosiddetta Google Tax, un nuovo regime fiscale che tasserà del 25% i colossi che da anni dirottano i propri profitti verso l’Irlanda. Lo ha annunciato il cancelliere George Osborne durante la presentazione del budget finanziario per il 2015.
A cura di Marco Paretti
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George Osborne

Al fisco non si sfugge più. Almeno in Gran Bretagna, dove dal prossimo primo aprile sarà in vigore la cosiddetta Google Tax. Lo ha annunciato il cancelliere George Osborne durante la presentazione del budget finanziario per il 2015. Anticipata da tempo e introdotta in Spagna lo scorso ottobre, la Google Tax punta ai colossi del settore tecnologico e non – Apple, Google e Amazon, ma anche aziende come Starbucks e altre ancora – che da anni dirottano i propri profitti verso l'Irlanda, dove la tassazione sugli stessi è molto agevolata. E sono proprio questi profitti che saranno tassati del 25% dalla HM Revenue & Customs, il corrispettivo inglese delle nostre Agenzia delle Entrate e delle Dogane.

Il suo funzionamento è semplice: le aziende con un fatturato superiore ai 10 milioni di sterline all'anno dovranno comunicare alla HM Revenue & Customs se pensano che il loro operato possa essere soggetto alla nuova tassa. Dopo aver effettuato i controlli sulle affermazioni dell'azienda, la HM Revenue & Customs comunicherà l'importo  deviato verso altri paesi. A questo punto le aziende avranno 30 giorni di tempo per presentare un eventuale ricorso. Secondo Osborne, l'introduzione della nuova tassa garantirà ingressi pari a 3,1 miliardi di sterline nei prossimi tre anni. "Fate in modo che il messaggio raggiunga tutti: la tolleranza di questo paese nei confronti di chi non paga le tasse è terminata" ha spiegato Osborne durante il suo intervento.

George Osborne

Una dichiarazione di guerra che è stata accompagnata anche da diverse promesse. Come quelle relative alle macchine che si guidano da sole o all'Internet delle Cose, quella rete di oggetti ed elettrodomestici connessi al web e in grado di comunicare tra loro e con noi. Per quanto riguarda le prime, il governo prevede un investimento di circa 100 milioni di sterline, un impegno che va ad integrare i test iniziati sulle strade inglesi a febbraio che a loro volta avevano ottenuto un finanziamento di 19 milioni di sterline.

L'altro tema caro al cancelliere Osborne è quello dell'Internet delle Cose, un elemento che si sta già facendo strada attraverso le ultime rivoluzioni nel campo della tecnologia. Fondamentalmente si tratta della possibilità di controllare oggetti e apparecchiature presenti in casa (e non) tramite il proprio smartphone o smartwatch, anche quando ci troviamo a chilometri di distanza. Allo stesso modo, questi apparecchi sono in grado di comunicare con noi in determinati frangenti: il forno ci può avvertire quando la cena è pronta, la vasca da bagno ci informa quando l'acqua ha raggiunto la temperatura desiderata e la lavatrice ci notifica quando ha terminato di lavare i vestiti. Ma risulta fondamentale anche l'integrazione di mezzi pubblici e dispositivi medici. Si stima che nel 2020 saranno presenti 25 miliardi di oggetti connessi al web, un dato che ormai non può più essere ignorato.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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