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Greenpeace: pagelle alle aziende tech per il rispetto dell’ambiente

Greenpeace nella relazione tenuta all’interno di Green:Net, dà le pagelle alle aziende tech per quanto riguarda la loro responsabilità nell’inquinamento del pianeta.
A cura di Giovanna Di Troia
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Per le aziende tech si è verificato una sorta di salto nel passato, tra i banchi di scuola, al tempo in cui le pagelle riportavano le valutazioni non con i numeri, bensì con le lettere.

Dieci le aziende sottoposte ad una valutazione/votazione operata da parte di Greenpeace nella relazione tenuta all’interno di Green:Net, la terza conferenza annuale, tenutasi quest’anno il 21 aprile, proprio il giorno precedente alla 41a edizione della Giornata Mondiale della Terra, durante la quale si è esaminato come gli strumenti creati in internet, l’informatica e le rivoluzioni tecnologiche siano cruciali per la lotta al cambiamento climatico.

Le aziende che hanno ricevuto una “B”, il massimo della valutazione data da Greenpeace, rispetto a tre settori chiave: trasparenza, localizzazione di infrastrutture e mitigazione sono: Akamai, Google, Yahoo e IBM.

La società statunitense Akamai che si occupa di distribuzione di contenuti, ha ricevuto una “B” per la trasparenza in quanto registra le sue emissioni di carbonio in "CO2 /megabyte di dati consegnati", e perché  rende i risultati disponibili ai propri clienti.

Google riceve anch’essa una “B” ma con la motivazione: “for its mitigation strategy for the creation of Google Energy  and also for its recent pledge to purchase wind power via Google Energy”.

Le altre due “B” vanno ad IBM e a Yahoo. La prima azienda per la sua strategia di mitigazione nel ridurre le emissioni di carbonio e per il suo rifiuto di utilizzare offset in quel processo, mentre la seconda per la sua "infrastruttura di localizzazione" e per spingersi verso l'acquisizione di energia pulita e di efficienza energetica. Tuttavia Yahoo si becca una “D” in “trasparenza”, ma va ancora peggio per Google che, insieme ad Amazon, si aggiudica in questo contesto addirittura una “F”.

Twitter ha ricevuto una “F” per “a radio silence” per quanto riguarda informazioni sui suoi data center e per il modo più sporco per come si espande.

Altro punto dolente per le dieci aziende considerate da Greenpeace è l’“infrastructure siting” ed ben oltre la metà di esse stanno usufruendo del "carbone per tra il 50% e l'80 per cento del loro fabbisogno energetico". E per “infrastructure siting” Amazon, Akamai e HP hanno ricevuto una "D", mentre Apple, Facebook e Twitter una "F".

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