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Opinioni

Il blockbuster estivo italiano l’hanno fatto all’Elba e lo si vede solo online

Contiene avventure, viaggi nel tempo, presenze spiritche, mitologia ed è anche ben scritto e recitato. Troppo per un prodotto italiano! Doveva per forza essere una webserie.
A cura di Gabriele Niola
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Incredibile come in Italia le cose più originali e peculiari debbano nascere negli ambiti più convenzionali e “teoricamente” meno innovativi. I Licaoni, storica realtà del videomaking off e online e quindi delle webserie (sono il team dietro Il corso di cazzotti del Dr. Johnson), hanno realizzato un piccolo film concepito ad episodi per la rete, una storia di viaggi nel tempo, mitologia, scambi corporei, spiriti e Isola d’Elba. Niente di pretenzioso ma molto ben fatto, di grande intrattenimento e ben recitato, caratteristiche che pongono quest’operazione tra il fantastico e la fantascienza ai primi posti della produzione del genere in Italia (non che ci voglia molto!). Insomma potevamo ritrovarcelo ovunque e ci sarebbe stato bene e invece l’hanno realizzato per l’ente promozionale dell’Elba.

Cioè dietro ELBA – L’eredità di Napoleone non c’è RaiCinema, Fandango o un canale televisivo privato o ancora un produttore avventuroso, c’è la pro loco che all’interno di un’operazione più grande di promozione del territorio ha pensato di affidare dei fondi (non troppi ma nemmeno pochi, il necessario per chi sa girare alla svelta e con poco per poter lavorare senza troppa acqua alla gola) a dei filmaker per realizzare qualcosa di commerciale, esportabile (cioè con sottotitoli in diverse lingue e anche una versione doppiata in inglese) che mostrasse territorio e bellezze locali sullo sfondo di una storia appassionante. Il risultato è per l’appunto ELBA – L’eredità di Napoleone.

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Si tratta di una delle molte possibili declinazioni delle funzioni audiovisive nell’era moderna. Fino a ieri film o serie o corti erano commissionati da produttori per mostrarli ad un pubblico senza altri fini, c’erano poi i documentari industriali o alcuni video didattici a costituire una categoria ibrida, cioè produzioni non pensate per un grande pubblico ma con un committente ben preciso in testa, e per il resto l’unica altra possibilità era la pubblicità, ambito in cui un’azienda commissiona ad un singolo un prodotto in cui si promuova il suo marchio o la sua attività (e non poche soddisfazioni ci ha dato l’arte della regia di spot televisivi). Ultimo in ordine di tempo poi arrivava il videoclip negli anni ‘70.

Ora l’azzeramento dei costi di distribuzione (cioè YouTube) e l’abbassamento sempre maggiore dei mezzi di produzione grazie alle tecnologie stanno lentamente (molto lentamente) modificando le teste e cominciando ad ampliare lo spettro di possibili utilizzi dell’audiovisivo, creando miriadi di nuove situazioni produttive. Esistono i microdocumentari (di massimo 20 minuti) che fungono da promozione di brand o luoghi ma anche solo come “notiziari”, esistono i book trailer (non proprio fortunatissimi, ma esistono) e in più nascono di continuo sperimentazioni dal sapore commercialissimo com’è questa di ELBA (finalizzata unicamente ad attrarre turisti), che se fatte a dovere lasciano sufficiente margine di manovra per creare qualcosa di interessante.
Del resto anche Woody Allen ha realizzato alcuni dei suoi film migliori degli ultimi anni dietro commissione di una località (Midnight in Paris, Vicky Cristina Barcelona).

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