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Il diritto all’oblio varca i confini europei e ora coinvolge anche Bing e Yahoo!

Il diritto all’oblio varca i confini UE e ora coinvolge anche altri motori di ricerca. Bing ha cominciato a dare seguito alle richieste che sono arrivate per la rimozione di contenuti. Il Working Party UE nell’art. 29 dice che il diritto all’oblio va applicato anche a siti .com, quindi anche a Google.com.
A cura di Francesco Russo
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Fino ad oggi tutte le volte che si parlava di "diritto all'0blìo" ci si riferiva solo a Google, il motore di ricerca più grande della rete. Ma secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, anche altri motori di ricerca stanno cominciando ad eliminare contenuti dietro la richiesta degli utenti. La decisione arrivata a maggio con la sentenza della Corte Ue, che di fatto ha introdotto il "diritto all'oblio", coinvolge dunque anche Bing, il motore di ricerca di Microsoft, e Yahoo.

Ed è proprio Bing il motore che sta cominciando a dare seguito alle richieste degli utenti, richieste che erano cominciate ad arrivare nel mese di luglio, quando Bing rilasciò un modulo attraverso il quale fare richiesta di rimozione di contenuti dal motore. E secondo le informazioni diffuse da Forget.me, le richieste arrivate a Bing sono state 699, delle quali 79 hanno ricevuto una risposta. In due casi il rifiuto è stato dovuto in quanto si trattava di richieste che non avevano una giustificazione, mentre il resto riguardano per lo più risultati di ricerca che riportano a social network, in base alle quali Bing suggerisce di rivolgersi direttamente ai siti in questione per una più efficace rimozione dei contenuti.

In questo scenario, qualche giorno fa il Working Group, il gruppo di lavoro per la protezione dei dati UE che si occupa di rilasciare le linee guida, ha formulato l'art. 29 per la Protezione dei Dati dove si dice che "i motori di ricerca dovranno applicare il diritto all'oblio anche a quei siti localizzati al di fuori dell'Unione Europea, in particolare verso siti .com, come google.com". Inoltre il gruppo di lavoro solleva i motori di ricerca, in particolare Google da questo punto di vista, nel comunicare agli editori e ai media quando i contenuti che li riguardano direttamente vengono de-indicizzati dal motore di ricerca stesso. Questo perchè, sostiene il gruppo di lavoro, "non vi è alcuna base giuridica". Può essere vista come una comunicazione occasionale, ma non deve e non può costituire una routine. C'è da specificare, però, che in relazione al lavoro del gruppo di lavoro, e quindi anche in relazione all'art. 29, si tratta di raccomandazioni non vincolanti. Raccomandazioni che si riflettono sul lavoro delle autorità nazionali, le sole che hanno il potere di condurre azioni osservando i rispettivi ordinamenti.

L'interesse del gruppo di lavoro è sempre e comunque quello di "trovare un equilibrio tra la privacy dei cittadini a il diritto ad essere informati".

Ad oggi Google più di 174 mila persone hanno fatto richiesta a Google di rimuovere oltre 600 mila link. Nel primo giorno di pubblicazione del modulo per farne richiesta furono 12 mila.

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