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Il Partito Pirata Italiano e le elezioni politiche: opportunità o minaccia?

Il Partito Pirata Italiano decide di presentarsi alle prossime elezioni con un programma in dodici punti e promettendo di continuare a discutere contenuti e metodi con il popolo della rete. Molti i tentativi di imitazione in corso, ma per distinguere i “pirati” dai “mercenari” basta dare un’occhiata alle idee promosse.
A cura di Anna Coluccino
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Lo scorso 12 novembre, a Trento, il Partito Pirata Italiano ha ufficializzato l'intenzione di partecipare alla prossima tornata elettorale sperando di replicare il successo dei colleghi tedeschi, che lo scorso settembre hanno ottenuto ben quindici seggi alle amministrative di Berlino e al momento risultano essere la terza forza del paese.

Il  Piratenpartei Deutschland, nato nel 2006 sul modello di quello svedese (capostipite e ispiratore del movimento), oggi non si occupa più soltanto di cultura digitale, di digital divide e diritto alla rete, ma ha allargato i suoi orizzonti arrivando a parlare di reddito di cittadinanza e avanzando proposte che vanno ben oltre il web, la tecnologia e il mondo digitale.

E sebbene il processo, in Italia, non sia che agli inizi, gli emuli nostrani dei movimenti nordeuropei non sono da meno quanto a presupposti ideologici, e -al momento- appare già lodevole l'intento di farsi carico di tutta una nuova schiera di diritti a cui nessuna delle forze politiche attualmente in campo sembra voler dare il giusto peso.

Il principio che spinge il Partito Pirata Italiano a candidarsi alle prossime elezioni è un principio sano, e il metodo selezionato -quello della corsa elettorale- è l'unico realmente influente in un sistema di democrazia.

Questo sempre ammesso che il nostro paese riesca a definire quando e come si andrà alle urne per eleggere un governo che sia eletto dal popolo.

Questo sempre ammesso che il nostro paese riesca a definire quando e come rientreremo in possesso degli strumenti basilari della democrazia.

Insomma: ammesso e non concesso che prima o poi il popolo del fu Bel Paese trovi il modo di tornare sovrano come sancito dalla costituzione, il Partito Pirata Italiano sarà una nuova forza politica in campo e presenterà un programma, già formulato, in dodici punti che vogliamo illustrarvi passo passo.

1 – Principio di Legalità

Lungi dal proporre principi d'illegalità imperante, il Partito dei Pirati intende promuovere la "modifica delle leggi esistenti". L'obiettivo ultimo è  la salvaguardia dei diritti dei cittadini, dei consumatori, degli autori e degli operatori commerciali secondo principio di equilibrio e giustizia sociale.

Inoltre: "Il Partito dei Pirati si riserva il diritto di promuovere delle azioni dimostrative tese a mettere in evidenza le contraddizioni di una legge, od i suoi effetti negativi sull'individuo o sulla società, nei limiti di una normale ed accettabile dimostrazione democratica, di carattere episodico e limitata nel tempo".

2 – Riforma del Copyright

Si promuove una estesa e radicale azione di riforma della legislazione che riguarda il Diritto d'Autore (Copyright) "l'elemento fondante di questa riforma dovrà essere il concetto che i materiali protetti da copyright rappresentano la Cultura di una Nazione e come tale possono essere sottoposti a vincoli di utilizzo solo per brevi periodi di tempo e solo per determinate applicazioni di carattere commerciale".

I termini chiave della proposta sono:

– garanzia di accesso (tramite sovvenzioni o istituzioni di mediateche pubbliche);

fair use dei materiali coperti da diritto d'autore;

– possibilità di creare e utilizzare copie per uso personale;

– utilizzo di sistemi DRM per la protezione dei contenuti.

3 – Riforma del Brevetto

Ci si propone di riformare la legislazione inerente il Brevetto (Patent) secondo il principio per cui "i materiali protetti da brevetto rappresentano la Tecnologia di una Nazione e come tale possono essere sottoposti a vincoli di utilizzo solo per brevi periodi di tempo e solo per determinate applicazioni di carattere commerciale. L'accesso ad alcuni tipi di queste conoscenze ed ai prodotti che ne derivano, in particolar modo nel campo della medicina, deve essere garantito anche per coloro che non possono permettersi l'accesso al mercato per ragioni economiche, ad esempio grazie ad opportune sovvenzioni o attraverso l'opera di pubbliche strutture".

Il Partito dei Pirati, inoltre, di propone a garante di altri aspetti legati alla questione "brevetto", ovvero:

– la tutela delle popolazioni a cui vengono sottrarre i materiali necessari al brevetto;

– la promozione del concetto secondo cui "idee astratte", codici, algoritmi e formule non possono essere asservite a nessuna logica commerciale, rappresentano un patrimonio per l'umanità tutta e non sono brevettabili;

– la possibilità di espropriare un brevetto in caso di necessità. Su tale questione sarebbe chiamato a decidere un organismo sovranazionale come l'ONU o il Parlamento Europeo;

– la promozione del concetto secondo cui se un brevetto viene utilizzato per impedire il libero accesso a una tecnologia, per impedire l'affacciarsi di nuovi concorrenti sul mercato o come moneta di scambio tra aziende, il brevetto dev'essere annullato;

– la possibilità di annullare un brevetto, dopo un periodo stabilito, nel caso in cui esso non venga utilizzato per rendere disponibile una tecnologia.

4 – Riforma del Trademark

Ci si propone di porre un freno alla registrazione di Marchi che rappresentano simboli o neologismi "già riconosciuti e utilizzati dalla popolazione ma non ancora consolidati". Il tutto al fine di di garantire che le popolazioni non vengano derubate di tecniche e prodotti che fanno parte della tradizione e che idee vaghe e astratte vengano registrate al solo scopo di impedire l'ampia concorrenza sul mercato.

5 – Riforma del Segreto Industriale

A fronte del riconoscimento del diritto a un breve periodo di riservatezza, necessario alla richiesta del brevetto o alla conclusione del processo di ricerca e sviluppo, il Partito Pirata si fa promotore del diritto alla libera circolazione di informazioni che, raccolte in ambito di ricerca universitaria o aziendale, risultino di pubblica utilità. La pubblicizzazione delle informazioni dovrebbe avvenire ad opera dei ricercatori, non più costretti al segreto industriale, nel giro di "non più di tre anni dalla rivelazione delle informazioni al management aziendale".

Nel caso in cui, invece, si tratti di "informazioni utili a salvare vite umane o evitare danni alla salute dei cittadini o all'ambiente in cui essi vivono" la pubblicizzazione dev'essere immediata.

6 – Diritto di Accesso alla Tecnologia

Il Partito Pirata intende impedire che le aziende rifiutino di produrre oggetti di cui possiedono i brevetti per mere "ragioni economiche (scarsa remuneratività) o strategiche (logiche di scambio con altre aziende)" attraverso la pratica dell'espropriazione del brevetto.

Inoltre, se un cittadino è impossibilitato -per ragioni economiche- all'accesso a tecnologie in grado di salvare o migliorare prepotentemente la sua vita lo Stato dovrà farsi carico della "copertura dei costi  della soluzione dei problemi tecnici di fornitura".

7 – Diritto di Accesso alla Cultura

Il medesimo principio di cui al punto 6 viene applicato al diritto di accesso alla cultura. Nessun operatore economico può rifiutarsi di "produrre o distribuire un'opera di cui possiede i diritti per ragioni economiche (scarsa remuneratività) o strategiche (logiche di scambio con altre aziende)", pena l'esproprio dei diritti.

E anche in questo caso il Partito Pirata chiede che lo stato si faccia garante del diritto, intervenendo laddove difficoltà economiche impediscono il libero accesso alla cultura.

8 – Diritto ad una Fornitura Leale

Si rivendica il principio secondo cui ogni "limitazione d'uso" imposta per ragioni di marketing è da considerarsi illegittima. "La fornitura di un Bene o di un Servizio deve essere improntata alla sua massima utilizzabilità sul mercato ed alla sua massima versatilità d'impiego".

9 – Diritto alla Libertà di Scelta e di Azione

Il Partito Pirata afferma che ogni qual volta un cittadino "viene obbligato o condizionato a un acquisto a causa della esistenza di vincoli imposti dai suoi fornitori" viene violato il diritto alla sua libertà di scelta, quando invece si impone "un particolare utilizzo di un bene regolarmente acquistato" impedendone altri "senza che questi utilizzi rappresentino un danno diretto per il fornitore"  si viola il diritto alla libertà d'azione del singolo. Entrambe queste violazioni vengono considerate illegittime e ci si propone di sopprimerne la pratica.

10 – Diritto alla Privacy

Alto importante leit motiv della pratica "cyber-piratesca" è quella del diritto all'anonimato, qui allargato nella rivendicazione del diritto alla privacy. Si richiede pertanto la riservatezza delle comunicazioni e si intende "ottenere la equiparazione di qualunque tipo di comunicazione (audio, telefonica, radio, digitale, etc.) alla comunicazione postale che è, tradizionalmente, l'oggetto di elezione di questo diritto all'interno della legislazione esistente". Si richiede incoltre il riconoscimento del diritto a utilizzare sistemi crittografici "al fine di garantire la riservatezza della proprie comunicazioni".

11 – Diritto alla Comunicazione

"Il Partito dei Pirati intende ottenere il riconoscimento legale del diritto del cittadino a comunicare con qualunque altra persona in qualunque momento ed in qualunque modo".

Ciò significa che si domanda la rimozione di tutti gli impedimenti tecnici o commerciali all'uso dei canali di comunicazioni.

12 – Diritto alla Espressione

Il rispetto del diritto all'espressione, secondo il partito dei pirati, passerebbe per la "modifica della legislazione esistente in fatto di attività giornalistica in modo da liberare la figura emergente del blogger dai vincoli che erano stati pensati per i giornalisti professionisti. L'unico limite accettabile a questo diritto è quello rappresentato dal reato di diffamazione e dall'offesa personale".

Questo in buona sostanza il programma di "governo" del Partito Pirata Italiano che, com'è facile notare, non si impegna solo nella tutela e nella promozione dell'innovazione in sé e per sé ma anche, e soprattutto, nella tutela del diritto alla "massimizzazione e liberalizzazione" dei benefici che l'innovazione comporta. Diritti che occorre far arrivare a chiunque e che non possono venire ristretti a chi può permettersi di acquistarli.

Alla luce di questa considerazione sembra che il Partito Pirata Italiano parta da una condizione già matura, facendo tesoro del punto d'arrivo delle realtà straniere a cui si ispira ed evitando di cadere nell'errore di partire da zero; per questo disegna un percorso nitido, secco, perché non c'è bisogno di essere "graduali" per essere funzionali, anzi, spesso è proprio nel coraggio della radicalità, nell'audacia del dire quel che si sa essere giusto ma che nessuno dice per paura di spaventare aziende e operatori commerciali che risiede il segreto del successo elettorale.

Non è detto che si debba partire da rivendicazioni light, magari un po' ruffiane o di nicchia, o magari solo ed esclusivamente digital-tecnologiche prima di poter ampliare il discorso a principi di ordine etico.

Del resto, se ci si propone come forza politica occorre essere in grado di presentare un metodo, un progetto che sia applicabile a tutte le sfere che compongono la vita sociale. Non si possono avanzare proposte fantasmagoriche sul fronte dell'innovazione e non formulare alcuna idea sensata sul tema (ad esempio) della politica estera. Una forza politica degna di questo nome deve sempre e comunque proporre un'idea di mondo e non limitarsi ad abbracciare una o due istanze e per tutto il resto affidarsi all'improvvisazione o al sentimento del momento.

In ogni caso, il fatto che anche l'Italia senta il bisogno di costituirsi forza politica all'interno di partito pur di far arrivare a destinazione certe istanze la dice lunga -lunghissima- su quanto la volontà di immobilismo in materia digitale e, anzi, il piano di affossamento della ricchezza che il web avrebbe potuto esprime sia stato scientificamente portato a termine da tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi vent'anni.

Se gli italiani sentono, oggi, il bisogno di farsi essi stessi rappresentati di certi istanze significa, innanzitutto, che le persone che avevano eletto a rappresentarle hanno fallito, hanno deluso, non hanno fatto quanto ci si aspettava da loro.

Trovo perciò poco degna di nota la "critica" di chi afferma che in Italia accada troppo spesso che qualcuno si svegli e fondi un partito, se accade è perché -evidentemente- si è smarrita la fiducia nel fatto che i partiti esistenti possano farsi interpreti di certi bisogni, anche se pressanti, anche se urgenti e sostenuti da larga parte della popolazione.

E allora ben vengano nuove realtà partitiche, ben venga il Partito Pirata Italiano.

Occorre ritrovare fiducia nella politica se la si vuole cambiare, occorre trovare nuovi rappresentanti e -perché no?- magari anche prendersi la responsabilità di rappresentare, ammesso che si abbia un serio progetto di cambiamento.

Il disinteresse verso la gestione della cosa pubblica ha permesso a chi ha governato il paese negli ultimi vent'anni di fare quel che voleva incurante dei bisogno dei cittadini. Se smettiamo i panni della sfiducia e della "delega" e indossiamo quelli dell'impegno, forse, qualcosa riusciremo a cambiarla.

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