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In Italia internet (non) è un diritto per tutti

Il digital divide non è ancora superato come si attendeva. Criticità nella cyber Law e diritto di accesso alla Rete negato per alcuni sono allo studio. Ne parliamo con Angelo Alù, coordinatore di dirittodiaccesso.eu.
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La diffusione di Internet non è così omogenea come si è erroneamente portati a credere e il digital divide – o "divario digitale" – non è superato come si attendeva per il 2014. Secondo il recente rapporto Akamai “Lo stato di Internet”, nel primo trimestre 2013 in cima alla classifica europea risulta la Svizzera, registrando la maggiore velocità di connessione media (10.1 Mbps); al secondo posto del podio i Paesi Bassi (con 9.9 Mbps, in crescita del 10% rispetto al trimestre precedente). Ottimi i risultati conseguiti da Svezia (8.9 Mbps), Danimarca (8.2 Mbps) e Austria (7.9 Mbps), tre Paesi la cui velocità di connessione media è aumentata di oltre il 10% rispetto al trimestre precedente. In Italia, la velocità media di connessione nel primo trimestre 2013 si attesta sui 4.4 Mbps, più veloce del 4.4% rispetto al trimestre precedente e del 5.4% rispetto allo stesso periodo lo scorso anno. Il picco medio di velocità di connessione raggiunto nel nostro Paese è pari a 21.8 Mbps, maggiore del 9.7% rispetto al trimestre precedente e del 24% rispetto allo scorso anno. Si tratta però del picco più basso di tutta Europa.

L’impatto applicativo di tali dati statistici è inequivocabile nella misura in cui alimenta una preoccupante situazione di divario digitale provocata da difformi condizioni di accessibilità alle tecnologie con il rischio di generare una duplice categoria di individui di “seria A” (inclusi digitali) e individui di “serie B” (esclusi digitali), incrementando la forma di diseguaglianza sociale tipica della Società dell’Informazione: la cd. “diseguaglianza digitale”.
Ne abbiamo parlato con il Dott. Angelo Alù, coordinatore del portale dirittodiaccesso.eu, che ci ha aiutato a sviscerare le problematiche connesse all'accesso alla Rete e le criticità ravvisate nella cyber law, stando alla normativa attuale.

Quali le problematiche più spinose che la cyber law allo stato attuale in Italia non tutela?

Angelo Alù: "Se si focalizza la situazione pre-accesso configurabile nell'insieme delle potenziali condizioni ottimali di accessibilità alla Rete, la principale lacuna normativa in materia di cyber law riguarda l'assenza di interventi legislativi predisposti dallo Stato e dai poteri pubblici per garantire l'effettivo e paritario accesso alla Rete a tutti gli individui in condizione di eguaglianza, in maniera tale da rimuovere gradualmente il fenomeno del digital divide mediante concreti programmi di alfabetizzazione informatica finalizzati alla diffusione generale e capillare di dotazioni culturali, infrastrutturali e tecniche che consentano un effettivo accesso alla Rete e un corretto utilizzo delle tecnologie digitali.

Se invece si analizza la realtà virtuale del cyberspazio (senza considerare il tema dell'accesso, di per sé portatore di specifiche problematiche per le ragioni esposte), la principale problematica in materia di tutela riguarda l'assenza di soluzioni normative che tengano conto della specificità delle fattispecie online, realizzando un'automatica trasposizione di discipline tradizionali dal mondo off-line al mondo on-line, precludendo il raggiungimento di adeguati standard di protezione dei diritti esercitabili nel cyberspazio".

Quali incongruenze si riscontrano tra legge e pratica in materia di internet?

Angelo Alù: "Molto spesso gli interventi del legislatore realizzati nel corso del tempo risultano eccessivamente settoriali e frammentati, a causa dell'assenza di un disegno di riforma organico ed unitario che sia in grado di formalizzare una disciplina normativa diffusamente applicabile su tutto il territorio nazionale per imporre vincoli giuridici inderogabili da rispettare in modo omogeneo ed unitario. Peraltro, talvolta, le soluzioni normative presentano un carattere di "intervento d'emergenza" giustificato dalla necessità di reprimere fenomeni online diffusi che superano la normale soglia della controllabilità ragionevole, e non sono, dunque, espressione di una riforma completa e organica".

Quali punti della cyber law attualmente in vigore in Italia andrebbero riformulati e come?

Angelo Alù: "L'accesso ad Internet deve essere qualificato come diritto fondamentale da garantire a tutti nel rispetto di standard minimi assoluti ed inderogabili sia in Italia che in Europa. Non a caso, nello svolgimento delle mie attività, io stesso sono stato promotore di un Manifesto avente ad oggetto un nuovo articolo del TUE recante norme per il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet tra i principi fondamentali europei.

Un risultato positivo è stato raggiunto: ho presentato ufficialmente alla Commissione del Parlamento Europeo competente la proposta per l’introduzione del diritto di accesso ad Internet tra le norme europee, utilizzando lo strumento della petizione. Questa richiede l’introduzione di un nuovo art. 3-bis TUE ”Diritto di accesso ad Internet nella Società europea dell’Informazione”, recante norme volte a garantire il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet tra i principi fondamentali dell’Ue”. La proposta è stata presentata in data 15 aprile 2013 e – dopo aver ricevuto in data 18 giugno 2013 la lettera ufficiale in cui viene comunicato l’avvio dell’esame procedimentale della petizione iscritta nel ruolo generale con il n. 0755/2013 – finalmente la Commissione per le petizioni si è espressa sulla ricevibilità della proposta con una lettera ufficiale del 13 febbraio 2014, in base alla quale, a seguito dell’esame della petizione, le relative questioni sollevate sono state dichiarate ricevibili a norma del regolamento del Parlamento europeo.

La Commissione ha avviato l’esame della proposta nel merito: una decisione estremamente importante perché consente alle istituzioni europee di valutare l’impatto giuridico e sociale della proposta presentata, con la possibilità di risolvere una volta per tutte le conseguenze negative del digital divide esistente a livello europeo mediante un intervento normativo realizzato direttamente a livello dei principi giuridici dell’ordinamento europeo".

Questo che ricadute positive può avere in materia di accesso alla Rete?

Angelo Alù: "Può rappresentare una svolta storica nel contesto del progressivo processo di diffusione dei servizi ICT. Garantire l’accesso alla rete Internet, quale pre-requisito indispensabile diretto ad assicurare il concreto esercizio di fondamentali diritti e libertà configurabili online, partendo da un’irrinunciabile situazione di uguaglianza digitale che si manifesta con l’avvento della Società dell’Informazione nell’ambito dell’era digitale: è questo l’obiettivo.
In assenza di un intervento normativo di questa portata, il rischio inevitabile è quello di realizzare un’Europea a due velocità dove il Nord viaggia a pieno regime e il Sud vive in un’endemica situazione di arretratezza digitale
".

In attesa dell'attuazione delle dovute misure d'intervento sopracitate, quali sono le lamentele più ricorrenti da parte degli utenti della rete?

Angelo Alù: "Si riscontrano spesso casi di carenza e/o inefficienza nella velocità di connessione della Rete e in generale casi sospetti di digital divide a causa della presenza di ostacoli infrastrutturali economici, geografici e culturali che impediscono ad una preoccupante percentuale di individui la possibilità di disporre di effettive condizioni di accesso ad Internet e alle tecnologie della comunicazione e dell'informazione. Questo comporta gravi ricadute sociali e una marcata diseguaglianza digitale tra "inclusi" ed "esclusi" digitali che si sostanzia in un mancato godimento dei propri diritti di utilizzo della Rete. Questo è soprattutto visibile nelle aree meno remunerative e meno sviluppate: nel Meridione ci sono parecchie aree discriminate".

Come viene in aiuto il portale dirittodiaccesso.eu in un'area palesemente colpita dalla diseguaglianza digitale, la Sicilia?

Angelo Alù: "Il portale si pone come strumento per diffondere i benefici derivanti dall'uso consapevole e diffuso delle nuove tecnologie, in maniera tale da promuovere un reale dibattito sul tema in un contesto territoriale (la Sicilia) in cui purtroppo sussiste poca consapevolezza in materia. Non a caso, funge da hub per raccogliere numerose iniziative, progetti e attività riguardanti il digital divide. Nello specifico, le più importanti sono: a) presentazione di una proposta di revisione dello Statuto dell'Università di Catania per l'introduzione della libertà dell'uso delle tecnologie; b) pubblicazione del primo Report "Caro Elettore non mi piaci" dedicato al monitoraggio dell'OpenGov di tutti i principali Comuni siciliani (67) e dei relativi Sindaci in carica, analizzando la qualità della comunicazione politico-istituzionale visibile sui principali social network; c) lancio dell'iniziativa #Segnalalo per invitare i cittadini a inviare segnalazioni geolocalizzate (suddivise per categorie) per esaminare in tempo reale la mappatura del divario digitale; d) elaborazione del primo Report sullo stato di trasparenza dei siti web delle PA in Sicilia".

Fotografata la situazione europea in materia di digital divide e presentate le prime proposte d'intervento per ridurre il conclamato divario tra gli utenti della Rete, Internet potrebbe diventare realmente risorsa diffusa. Allo stato attuale è privilegio di pochi.

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