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L’Antitrust italiana chiede l’intervento del Parlamento su Uber

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, l’Antitrust italiana dunque, chiede l’intervento del Parlamento per “disciplinare al più presto l’attività di trasporto urbano svolta da autisti non professionisti attraverso le piattaforme digitali per smartphone e tablet”.
A cura di Francesco Russo
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L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, l'Antitrust italiana dunque, chiede l'intervento del Parlamento per "disciplinare al più presto l'attività di trasporto urbano svolta da autisti non professionisti attraverso le piattaforme digitali per smartphone e tablet". E' quanto si legge in un comunicato emanato dall'Agcm che dunque invita il legislatore italiano a regolamentare un servizio che negli ultimi tempi ha fatto discutere, e non poco, anche nel nostro paese. Con questa iniziativa l'Autorità riconosce dunque una terza tipologia "un terzo genere di autisti".

E l'Agcm chiede anche che l'intervento del Parlamento avvenga "al più presto":

Occorre disciplinare al più presto l’attività di trasporto urbano svolta da autisti non professionisti attraverso le piattaforme digitali per smartphone e tablet. Si parla di Uber e delle App che consentono di accedere a questo servizio, in aggiunta o in alternativa ai taxi e alle auto Ncc (noleggio con conducente)."

L'intervento dell'Autorità arriva dopo un quesito posto dal ministero dell’Interno su richiesta del Consiglio di Stato. Con questa risposta l'Autorità Antitrust, guidata da Giovanni Pitruzzella, "auspica in proposito che “il legislatore intervenga con la massima sollecitudine al fine di regolamentare – nel modo meno invasivo possibile – queste nuove forme di trasporto non di linea, in modo da consentire un ampliamento delle modalità di offerta del servizio a vantaggio del consumatore”.

L'Autorità motiva il suo pare per il fatto che questi servizi ormai stanno provocando "complesse questioni d’interferenza con i servizi tradizionali". Da questa convinzione nasce la sollecitazione del Garante.

Per quanto riguarda i servizi UberBlack e UberVan, che si differenziano tra loro per la diversa tipologia di veicoli utilizzati – le berline fino a quattro posti il primo e i mini-bus o monovolume da cinque posti in su l’altro – l’Antitrust ribadisce "la legittimità, in assenza di alcuna disciplina normativa, della piattaforma, trattandosi di servizi di trasporto privato non di linea, come riconosciuto anche dal Consiglio di Stato". E l'Agcm ritiene non applicabili a questa tipologia i termini della legge vigente (n.21/92).

Per quanto riguarda invece UperPop, l'Autorità Antitrust si rifà all'ordinanza del Tribunale di Milano, che bloccò l'utilizzo dell'app a livello nazionale. Con quella sentenza, infatti, si evidenziava "che l’attività in questione non può essere svolta a discapito dell’interesse pubblico primario di tutelare la sicurezza delle persone trasportate, sia con riferimento all’efficienza delle vetture utilizzate e all’idoneità dei conducenti, che tramite adeguate coperture assicurative per il trasporto di persone".

L'invito dell'Autorità è quello di adottare "una regolamentazione minima di questo tipo di servizi", con l'intento di "sottolineare con forza gli evidenti benefici concorrenziali e per i consumatori finali derivanti da una generale affermazione delle nuove piattaforme di comunicazione". Con conseguente "maggiore facilità di fruizione del servizio", migliore copertura di una domanda spesso insoddisfatta, riduzione dei costi per gli utenti e un decongestionamento del traffico urbano.

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