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La censura di Cameron: la polizia dovrà approvare tweet e post

Quello di Cameron con la tecnologia è un rapporto un po’ turbolento. Solo qualche mese fa il premier inglese aveva espresso la volontà di vietare WhatsApp nel Regno Unito, per poi rincarare la dose affermando che i social network aiutano i terroristi ad organizzare gli attacchi. In realtà è solo ora, dopo essere stato rieletto, che Cameron potrà davvero mettere in atto i suoi programmi che prevedono un controllo totale dei cittadini online grazie al cosiddetto “snoopers charter”.
A cura di Marco Paretti
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Quello di Cameron con la tecnologia è un rapporto un po' turbolento. Solo qualche mese fa il premier inglese aveva espresso la volontà di vietare WhatsApp nel Regno Unito, per poi rincarare la dose affermando che i social network aiutano i terroristi ad organizzare gli attacchi. In realtà è solo ora, dopo essere stato rieletto, che Cameron potrà davvero mettere in atto i suoi programmi che prevedono un controllo totale dei cittadini online grazie al cosiddetto "snoopers charter", un'iniziativa che costringerà gli operatori telefonici a tracciare – e mantenere i dati per un anno – tutte le attività dei loro utenti sul web: dai messaggi alle chiamate, passando per social network, email e giochi.

Un piano che, secondo gli attivisti per i diritti civili, mina profondamente il diritto alla privacy dei cittadini, che in questo modo potrebbe sparire nell'arco di un decennio. Dal canto suo, il premier continua ad insistere sulla linea del "faremo di tutto per proteggere il popolo". Un "tutto" che, secondo il Guardian, parte dalla limitazione delle attività online di soggetti considerati estremisti. Ciò si traduce in un sistema che richiede di inviare alla polizia qualsiasi proposta di pubblicazione, da un post su Twitter ad un articolo sul blog o su un giornale. Insomma, via la possibilità di commentare il proprio stato o pubblicare una smentita sui social network, o per lo meno di farlo in maniera libera e trasparente.

Una censura, in tutto e per tutto, che attualmente ha in più l'aggravante di basarsi su concetti poco chiari. Si parla di estremisti, ma il termine è vago, troppo: in che modo vengono individuati? Chi si assicura che l'intera procedura avvenga rispettando i diritti dei cittadini? E, infine, siamo sicuri che questo strumento non sarà utilizzato per punire chi non ha ancora commesso un crimine? Il vero problema è che la risposta indignata a questo tipo di proposte sta arrivando da tutti fuorché dai diretti interessati: gli inglesi. Se da una parte diversi tribunali di tutto il mondo definiscono le operazioni della GCHQ – l'organo d'intelligence inglese che in passato ha collaborato anche con l'NSA – illegali, dall'altra il popolo britannico subisce sempre più passivamente queste novità senza opporsi. Anche solo inviando un semplice tweet. Sempre che il governo glielo approvi.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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