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Gli editori si schierano contro Google al fianco di Agcom: “Serve più Trasparenza”

Lo scontro tra gli editori e Google va di scena anche nel nostro paese. Infatti oggi la FIEG, Federazione Italiana Editori Giornali, con una memoria depositata al TAR del Lazio si schiera al fianco dell’Agcom che ha reso obbligatorio, anche per il colosso di Mountain View, la pubblicazione dei bilanci.
A cura di Francesco Russo
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Anche in Italia, dopo Spagna e Germania, va di scena lo scontro tra editori e Google. Infatti oggi la FIEG, Federazione Italiana Editori Giornali, con una memoria depositata al TAR del Lazio si schiera al fianco dell'Agcom, l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nel suo ricorso ai giudici amministrativi contro il colosso di Mountain View. Il tutto è iniziato lo scorso anno quando l'autorità aveva esteso la platea dei soggetti obbligati a comunicare i propri bilanci realizzati in Italia, utile alla stessa autorità quantificare meglio il SIC, Sistema integrato delle comunicazioni, rilevando poi le quote dei singoli soggetti. Sono appunto obbligati anche le concessionarie di pubblicità sul Web e le società che operano sul mercato nazionale ma hanno sede all’estero.

Google rispose nel Luglio di quest'anno all'Agcom presentando ricorso al TAR del Lazio, impugnando la delibera del Garante, e quindi l'obbligo. In questo contesto, è di oggi la notizia che la FIEG decide di scendere in campo e di schierarsi con il Garante. In un comunicato, la federazione degli editori italiani fa sapere che è necessario "rendere esplicito quello che finora risulta oscuro, superando il paradosso della Rete tra trasparenza dichiarata e opacità praticata da Google".  La FIEG ritiene legittima la richiesta che l'Agcom che ha lo scopo di "rilevare la consistenza dell’intero mercato nazionale della pubblicità sul web, mercato di cui Google detiene una parte dominante".

La Federazione dichiara anche di ritenere "assurda la pretesa di Google di non essere inclusa tra i soggetti obbligati a comunicare i propri ricavi pubblicitari all’autorità di settore", di fatto sottraendosi a quelle che sono le regole, italiane e comunitarie, in tema di concorrenza e pluralismo dell'informazione. la nota si chiude con un messaggio diretto al colosso di Mountain View molto chiaro: "Un soggetto che detiene in Europa oltre il 90% del mercato del search e che in Italia raccoglie – secondo stime – oltre un miliardo di ricavi pubblicitari non può comportarsi come se non esistesse".

Adesso bisognerà attendere il pronunciamento dei giudici del TAR del Lazio e di fatto si profila anche in Italia uno scontro già visto in altri paesi, tra editori e il motore di ricerca. E' stato così infatti in Spagna, dove dal prossimo gennaio entra in vigore la cosiddetta Google Tax, ed è stato così anche in Germania, dove proprio una decina di giorni fa Axel Springer, il più importante editore tedesco, ha ceduto a Google News dopo la protesta intentata che aveva avuto come conseguenza un calo del traffico verso i siti di notizie dell'80%.

Ma Google è anche nei pensieri, i primi per la verità essendosi insediato da poco, di Günther Oettinger, neo commissario UE per l'Economia Digitale, al punto che starebbe studiando la possibilità di introdurre a livello comunitario proprio una Google Tax.

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