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Opinioni

La satira sotto copertura di Martina Dall’Ombra che inganna e svela la mostruosità degli utenti

Finge di essere una youtuber oca e appassionata di politica che con i suoi ragionamenti assurdi provoca le reazioni più estreme. Così Martina mette in scena il bisogno che abbiamo di usare bersagli facili per definire noi stessi.
A cura di Gabriele Niola
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Buoni motivi per dare fiducia a Renzi, buoni motivi per amare e sostenere i gay, buoni consigli per le donne di successo e le famose 5 buone ragioni per rimanere in Italia. I video di Martina Dall’Ombra de Broggi de Sassi, partono sempre dalle conclusioni più ragionevoli per risalire alle motivazioni più cretine e meno condivisibili. La reazione principale è l’odio, l’insulto, la polemica, pochi capiscono che si tratta di finzione, di un’abilissima messa in scena che dimostra proprio come le conclusioni che più ci rassicurano non sono necessariamente figlie dei ragionamenti che vorremmo sentire.

È difficile definire esattamente cosa sia Martina Dall’Ombra. La si potrebbe definire un troll (quelle persone che solitamente nei commenti scrivono appositamente le opinioni meno concilianti con lo scopo di rovinare la discussione e generare reazioni furiose) ma è anche una performer, una professionista che recita e scrive un ruolo. La si potrebbe definire una youtuber sui generis, una che tiene sempre un personaggio o ancora la si potrebbe definire un’attrice ma la maniera in cui non rivela la finzione la porta ad un altro livello, implica un ragionamento più alto sul ruolo della rete e mette il riflettore non solo su di lei e quel che dice ma sulle reazioni, su chi guarda tanto quanto su ciò che è guardato.
In realtà Martina Dall’Ombra de Broggi de Sassi è semplicemente una creazione da internet, che potrebbe esistere solo online, un’idea folgorante eseguita alla perfezione che con gli stratagemmi tipici della rete (la finzione e la provocazione) imita quel che realmente si trova online andando solo leggermente oltre il plausibile con lo scopo di far ridere e di dimostrare qualcosa.

La finta youtuber, quella che non dichiara la natura di “messa in scena” dei propri video, è un vero classico della rete fin dai suoi esordi (la prima webserie di sempre, lonelygirl15 era fatta così, una ragazza che tiene un vlog nel quale viene introdotta una trama facendo credere a tutti che si tratti di realtà), Martina riprende quel format per portarlo avanti. Non c’è una trama orizzontale nei suoi video, ottemperando alla struttura che più funziona in Italia Martina struttura ogni video a sè, finge di essere una ragazza che si impegna in politica ed esprime pareri sui temi d’attualità. La scrittura è perfetta, il misto di ingenuità, superficialità, errori e falsità che rende plausibili opinioni aberranti funziona sempre e la messa in scena di bassa qualità è la confezione più adatta.
In questa maniera Martina Dall’Ombra svela la parte più aberrante dei fruitori, la violenza di chi non tollera l’opinione altrui, l’assurdità di chi è daccordo, il coraggio di chi esprime opinioni banali e condivise come fossero di minoranza, fino al maschilismo e via dicendo. Al pari degli esperimenti per cinema e tv di Sacha Baron Cohen (Ali G, Borat, Bruno e via dicendo) la finzione è finalizzata a stimolare una reazione in chi non la comprende.

Scorrendo i commenti ad ogni video si nota che nei suoi 7 mesi di vita online il pubblico lentamente si è abituato, nonostante la natura finzionale e satirica del personaggio non sia mai stata dichiarata sempre di più gli utenti la comprendono e quella parte che ne viene ingannata tende a scemare. Lo stesso ogni qualvolta che un video tocca un nervo scoperto arriva una nuova ondata di integralismo (da tutte la parti, a favore e contrario alle idee veteronobiliari di Martina).
Martina è un’antenna per il machismo, un ricettore di intolleranza e una maschera che svela moralismo e bigottismo. Esprimendo idee cretine in maniere cretine andrebbe semplicemente ignorata ma questo non accade mai. Quel che di video in video dimostra è che il rapporto che abbiamo con internet è un rapporto di autodefinizione, in cui gran parte di quel che facciamo viene usato per definire se stessi, per mettere in mostra il nostro essere dalla “parte giusta” a discapito di qualcun altro, l’autocelebrazione della superiorità intellettuale di ognuno, specialmente se di fronte a oppositori di piccola caratura.
Se la satira dei vecchi media è principalmente finalizzata a prendere in giro i potenti, i forti e quella piccola elite che può tutto, la satira di Martina prende in giro la massa, cioè noi che guardiamo.

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