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Opinioni

La sorprendente storia del nome “Pokémon”

Probabilmente molti immaginano di conoscere l’origine del nome Pokémon, pensando all’ovvia unione di due termini inglesi. In realtà, però, la storia del termine è ben più complessa e parte da una particolare pratica giapponese definita wasei eigo.
A cura di Marco Paretti
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Pokemon Go smartphone nome

Se ne parla ormai da 20 anni e, come dimostrato dalla smania dell'ultimo mese, la sua popolarità non è mai diminuita. Nemmeno due decenni sono riusciti a mettere un freno alla moda dei Pokémon, che forse si è sgonfiata un poco ma non ha mai perso la sua verve, tanto che oggi è forse il fenomeno più chiacchierato grazie alla pubblicazione di Pokémon Go, un'applicazione che sfrutta la realtà aumentata per consentire ai giocatori di cercare e catturare i mostriciattoli tascabili in giro per le città. Ma da dove nasce il nome Pokémon e perché si scrive così?

Probabilmente molti immaginano di conoscere l'origine del nome, pensando all'ovvia unione di due termini inglesi. In realtà, però, la storia del termine è ben più complessa e parte da una particolare pratica giapponese definita wasei eigo, letteralmente "inglese fatto per somme". In breve, si tratta di un processo che prende parole inglesi e le "trasforma" in lemmi giapponesi modificandone il suono e rendendolo più simile a quello della lingua asiatica. In casi rari, se il termine si rivela molto popolare o utile viene preso nuovamente in prestito dall'inglese e ritrasformato in una parola anglofona.

Pokemon Go smartphone nome

Con Pokémon è successo proprio questo: si è partiti da due parole inglesi relative ai "mostriciattoli tascabili" – Pocket e Monster, appunto – per poi trasformarle in parole giapponesi, cioè Poketto Monsutā. Nella scrittura giapponese queste parole straniere vengono traslitterate con lo stile katakana, per questo spesso il processo viene definito katakanizzazione. Per lanciare il suo gioco, lo sviluppatore Satoshi Tapiri ha quindi preso le prime sillabe delle due parole katakanizzate, Poketto Monsutā, per realizzare un'unica parola: Pokemon. L'assenza dell'accento acuto in questo caso non è un errore: la "é" viene utilizzata nella versione inglese (e internazionale) per indicare che non si tratta di una vocale muta come nel caso del verbo "to poke" (pəʊk).

Da qui il termine è diventato così popolare da essere riportato anche in Inglese, diventando Pokémon e rappresentando la fusione delle parole Pocket e Monster. Il wasei eigo è peraltro più popolare di quanto possa sembrare, con diverse parole prese in prestito dall'inglese, katakanizzate e poi riportate in versione anglofona. "Salary men", il termine con cui si indicano i colletti bianchi in America, è stato inventato dai giapponesi con "Sararī-Man" prima di essere ri-anglicizzato. Lo stesso vale per Cosplay: Costume e Play sono diventati "Kosupure" prima di ritornare nella forma inglese che oggi tutti conosciamo. L'esempio più famoso è però il termine Karaoke, fusione delle parole Kara (vuoto, in giapponese) e ōkesutora, katakanizzazione della parola "orchestra".

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Nel caso di Pokémon, peraltro, si è assistito ad un'ulteriore modifica della parola, che oggi viene spesso spezzata e accostata a diversi altri termini. Basti pensare a Pokémania, un termine utilizzatissimo in questi giorni per riferirsi alla febbre da mostriciattoli che ha contagiato tutto il mondo. Persino la candidata alle elezioni presidenziali Hillary Clinton ha "storpiato" il termine, spiegando di voler trovare un modo per far sì che la gente "Pokémon Go to the polls". Insomma, ormai il termine Pokémon ha superato persino l'internazionale Karaoke nella classifica delle parole inglesi katakanizzate, divise, incollate e rispedite nel mondo.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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