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La tragedia Thyssen si trasforma in un vergognoso gioco su Facebook

Il rogo della fabbrica Thyssen Krupp è diventato un vergognoso gioco Facebook dal titolo ‘Sentenza Thyssenkrupp: Brucia e Vinci 1.000.000 di euro’
A cura di Anna Coluccino
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Acciaieria ThyssenKrupp

Esiste un'ironia buona, utile ad esorcizzare l'orrore della morte e il dolore; utile ad alleggerire il peso insopportabile del lutto e a far sì che -dopo ogni tragedia- non si sprofondi tutti nell'abisso. Si tratta di un'ironia necessaria; fondamentale perché gli innumerevoli lutti che affrontiamo nella vita non finiscano con l'inghiottire anche coloro ai quali -loro malgrado- è affidata la "ricostruzione". Ma il gioco su Facebook che si ispira al rogo della Thyssen, in cui persero la vita sette operai, e che -senza alcun decenza, remora, umanità- offende la memoria e la pena di vivi e morti, non appartiene al mondo dell'ironia necessaria, appartiene all'universo della meschinità, dell'infamia, della bassezza, del "tutto pur di essere visibili".

Prendersi gioco di operai morti sul lavoro a causa dell'incuria e dell'indifferenza di un "padrone" per cui la loro vita valeva meno del denaro risparmiato, non ha scusanti né possibili giustificazioni.

Chiunque abbia realizzato il gioco in questione è a dir poco indegno della qualifica di "uomo". E andrebbe collocato -senza ombra di dubbio- in una fase antecedente del percorso evolutivo che dalle scimmie ha portato fino a noi. Persino un homo erectus si sentirebbe offeso nella sua umanità nell'apprendere una notizia del genere. A quale grado dell'evoluzione umana dovremo mai risalire per incontrare un essere capace di ridere della tragedia di uomini che muoiono tra le fiamme in un giorno di lavoro… di cadaveri mutilati… di figli orfani? A qualunque specie appartenga l'essere in questione, chiedo che non venga classificato nel novero di coloro che rientrano nella mia di specie. Non accetterei di essere avvicinata ad una tale bestia neppure in una banale classificazione antropologica.

C'è un limite alla goliardia. Un limite che, in questi anni, abbiamo visto oltrepassare così tante volte che quasi ci siamo abituati a vivere in un paese in cui non esiste alcun genere di rispetto: rispetto per le donne, per i bambini, per la cosa pubblica, per la giustizia, per la cultura, per la ricerca scientifica, per la libera scelta… Rispetto per i morti.

Mentre L'Iripina e L'Aquila sprofondavano, qualcuno rideva, mentre l'immondizia inondava (e inonda tutt'ora) le strade di Napoli qualcuno rideva (e ancora ride). Ed ora, qualche beota  che -chissà come- si è convinto d'essere simpatico, chiede agli utenti Facebook di ridere osservando i volti dei sette operai morti apparire su di un biglietto (stile "Gratta & vinci")  che recita "Brucia e vinci 1 milione di euro".  Ma quale becera forma di vita potrebbe mai ridere di una cosa del genere e scrivere, come se non bastasse, un commento come questo: "Hai un parente disoccupato, alcolizzato e particolarmente disattento alle misure di sicurezza? Fallo assumere nei nostri stabilimenti. Puoi vincere un milione di euro senza che egli finisca neppure il primo turno di lavoro"

facebook_gratta_e_vinci_thyssen

Eh già. Perché i sette operai hanno vinto. I sette operai hanno "rubato all'azienda" un milione di euro. I sette operai non hanno neppure dovuto finire il turno per guadagnare questa fortuna. Peccato che siano morti e che quel milione di euro sia il nulla più assoluto di fronte alla perdita di padri, mariti, amici. O forse qualcuno crede che un milione di euro sia un prezzo onesto per la vita di un uomo? Ma questi sono concetti che, per quanto semplici, risultano addirittura troppo complessi per le forme di vita primitive autrici di questo simpatico intermezzo comico.

Eppure, a qualunque genere animale appartenga il beota in questione, non è solo. C'è un intero branco di simpatici umoristi che gli fa eco e ingrassa le fila del suo triste codazzo di sostenitori. Altre forme di vita gli si accompagnano,  forme di vita dalle dubbie capacità intellettive che ironizzano sulla senteza Thyssen, stigmatizzano i giudici, e qualcuno arriva addirittura a fare battute che mettono in relazione il rogo della fabbrica torinese con i forni crematori dei lager nazisti.

Quante risate eh? Come diavolo faremo noi poveri, semplici esseri umani a non riuscire a cogliere il lato "sbellicoso" della vicenda non lo capiremo mai.

Naturalmente, i parenti delle vittime hanno già espresso l'intenzione di presentare querela per diffamazione, e la procura aprirà un'inchiesta. Ma il problema resta. Perché, come molti prima di me hanno detto, la mamma dei cretini è sempre incinta

Ma allora, vi prego, troviamola questa madre. Mostriamole cosa sono i suoi figli e chiediamole di astenersi dal concepire.

Sono certa che capirà.

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