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Mark Zuckerberg: “la mail è morta”. Ma i dati sembrano smentirlo

Il giovane creatore di Facebook è convinto che la posta elettronica abbia le ore contate, sostituita ormai dai social network e IM. Zuckerberg sembra però ignorare nella sua analisi tutto il comparto business, ormai dipendente dalle email.
A cura di Angelo Marra
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L'email è uno strumento obsoleto destinato a breve termine ad andare in disuso. Questa è almeno l'opinione di Mark Zuckerberg, il giovane inventore di Facebook divenuto inevitabilmente anche influencer di peso mondiale.

Il futuro delle comunicazioni, sempre secondo l'enfant prodige di Harvard, è tutto nei social network e nei sistemi di instant messaging. In realtà i guru della tecnologia sono da sempre facili profeti di “nuove ere” e di rivoluzioni hi tech che dovrebbero in breve stravolgere l'ordine costituito.

Certo, all'interno del ragionamento non si può omettere il fatto che nuove invenzioni, prima tra tutte la rete, abbiano rivoltato la nostra intera società riscrivendola d'accapo, ma si è trattato più di un affiancamento alla realtà precedente piuttosto che una sostituzione.

Basti pensare ai libri o alla carta stampata in generale, che da decenni ormai sono “prossimi all'estinzione”, prima per opera della radio, poi della tv, infine della rete. D'accordo, i dati sull'editoria e sulla lettura non sono certo i più confortanti, ma un'analisi lucida della storia dell'ultimo secolo dovrebbe suggerirci quanto ardua sia l'ipotesi di un futuro senza libri, a prescindere dai media moderni e da quelli che verranno in futuro.

Allo stesso modo prevedere l'estinzione di uno strumento così diffuso e di uso quotidiano per milioni di persone come l'email appare forse come una reazione “di pancia” (magari a causa del flop della mail di Facebook, lanciata pochi mesi fa), piuttosto che una valutazione accurata degli scenari del domani.

Dalla parte di Zuckerberg ci sono i dati relativi all'utilizzo delle mail tra le fasce di utenti più giovani; in effetti la posta elettronica non rappresenta di sicuro il mezzo di comunicazione privilegiato tra gli adolescenti, sia per il suo carattere formale che per la connotazione asincrona, che mal si sposa con l'entusiasmo e ritmi serrati dei ragazzi.

In opposto però vi è un intero settore business che è praticamente dipendente dalla mail, sulla quale basa il 90% delle sue comunicazioni. Basti pensare che un impiegato medio deve smaltire ogni giorno circa 100 email, e la gestione della posta è entrata da tempo all'interno delle mansioni naturali di ogni lavoratore.

È improbabile immaginare un futuro dove un'azienda comunichi in maniera ufficiale con un suo interlocutore con un messaggio su Twitter, così come è altrettanto probabile che documenti, fatture e certificati viaggino come allegati nella posta di Facebook.

La posta elettronica catalizza su di sé tutte le peculiarità della rete (immediatezza, economicità, semplicità d'uso, mobilità), dando allo stesso momento la possibilità di rapportarsi con le persone in maniera ufficiale e autorevole. L'obbligo dell'utilizzo della posta certificata poi, introdotto dall'Europa pochi mesi fa, inserisce la mail ancora più in profondità nel tessuto organizzativo delle amministrazioni e degli utenti, conferendole anche la qualifica di affidabilità.

In poche parole la posta elettronica sembra godere di ottima salute e difficilmente verrà soppiantata (almeno a breve termine) da tecnologie più efficienti, con buona pace di Mark Zuckerberg.

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