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Mark Zuckerberg replica a Donald Trump: “Facebook ospita le idee di tutti”

Nel pomeriggio di ieri tramite il social network di micro blogging Twitter il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha pubblicato un messaggio in cui accusa Facebook di essere “sempre contro di lui”.
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A cura di Dario Caliendo
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Nel pomeriggio di ieri tramite il social network di micro blogging Twitter il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha pubblicato un messaggio in cui accusa Facebook di essere "sempre contro di lui", un tweet al quale il fondatore e CEO di Facebook Mark Zuckerberg non ha tardato a rispondere con un lungo post pubblicato sul suo profilo personale: "Trump dice che Facebook è contro di lui, i liberal dicono che abbiamo aiutato Trump. Entrambi sono sconvolti da idee e contenuti che non apprezzano. Ecco cosa vuol dire gestire una piattaforma per tutte le idee".

Nel post pubblicato dal numero uno di Facebook ha evidenziato come il popolare social network è stato sempre disponibile ad accogliere le idee di tutti i candidati alle presidenziali, aiutando anche gli utenti a votare: "Facebook ha dato voce alle persone, messo i candidati nelle condizioni di comunicare direttamente e aiutato milioni di persone a votare". Nel messaggio non manca poi un segnale di pentimento relativo ad una sue dichiarazione subito dopo le elezioni americane: "Dopo il voto dichiarai che pensare che la disinformazione su Facebook poteva aver cambiato il risultato era un'idea folle. Nel definirla folle sono stato sprezzante e me ne pento. Non si può essere sprezzanti su un argomento così importante".

Nel frattempo il CEO del colosso di Menlo Park ha iniziato a collaborare con il Congresso al fine di evidenziare eventuali collegamenti con la Russia che nel corso della compagna elettorale avrebbero favorito il Tycoon diffondendo all'interno della piattaforma blu messaggi a carattere politico sponsorizzati con l'obiettivo di danneggiare la candidata democratica alla Casa Bianca, Hillary Clinton. A riguardo il primo novembre i rappresentati di Facebook, Twitter e Google saranno chiamati a testimoniare davanti alla commissione intelligence del Senato americano.

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