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Nasce RAY, il servizio pubblico ora è ufficialmente nel mondo delle webserie

La RAI, dopo diverse sperimentazioni e alcune messe in onda sulle reti generaliste, apre una nuova sezione del proprio sito dedicata alle produzioni per la rete. È una mossa goffa ma significativa.
A cura di Gabriele Niola
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Qualunque siano i piani della RAI nel campo delle webserie, fumosi come tutto ciò che contraddistingue l’azienda, una cosa è sicura: si sta muovendo. È infatti da poco partito RAY, la sezione dell’imponente sito del servizio pubblico dedicata alle webserie.
Al momento è in beta (per quanto non sia chiaro come mai è in beta e cosa succederà alla fine della suddetta beta) e presenta quasi tutto materiale già edito. Si oscilla tra produzioni che avevamo visto online, altre che originariamente sono state postate non sul sito RAI (e che quindi il servizio pubblico ha acquistato) e ancora altre messe in onda sulle principali reti generaliste. C’è dunque tutto quello che di webseriale (o accomunabile alle webserie) è stato realizzato e acquistato nell’ultimo anno, sia edito che inedito, sia in prima che in seconda visione.

La grafica non è il massimo, nè eccessivamente in linea con il design del resto del sito, e del resto RAY, ad un prima occhiata, si presenta come un aggregato, cioè una maniera di mettere insieme sotto un medesimo nome e in una medesima schermata una serie di progetti abbastanza eterogenei (lo si è detto, alcuni sono fatti da RAI altri acquistati e già editi), identificabili più che altro per target. Tra le webserie infatti spunta anche la versione on demand di un prodotto solo televisivo come Braccialetti Rossi 2, più una serie di concorsi (per far parte di una prossima webserie) e la collaborazione (forse inevitabile) con La bottega delle webserie, ovvero il braccio webseriale del premio Solinas (una delle più antiche istituzioni nel mondo della sceneggiatura).

Sembrerebbe poco tuttavia non va sottovalutata l’intenzione della RAI di creare una sezione apposita per qualcosa su cui ha già sperimentato. Nonostante la goffagine di questa prima mossa è evidente che l’azienda considera andate a buon fine le prime sperimentazioni e ha intenzione di continuare a muoversi in quella direzione. Di certo non ha aperto una nuova divisione come lo sono Rai Fiction o Rai Cinema (e sarebbe stato anche prematuro), lasciando irrisolta la polemica interna su quale parte dell’azienda dovrebbe occuparsi delle produzioni per la rete (tra fiction, cinema e Rai.net), però con il disordine interno la RAI ci convive da sempre ed è qualcosa che non gli ha mai impedito di alimentare produzioni sia per il cinema che per la televisione.

Quello che sta accadendo quindi è che un pachiderma è entrato in una grande stanza poco abitata, quella delle webserie, il che significa che da solo la popola. L’arrivo di RAY è una mossa ingombrante ma che fa bene a chiunque faccia buone webserie. Non solo ci sono più possibilità d’acquisto ma soprattutto (come accadde ai tempi di Una mamma imperfetta) cambia radicalmente l’attenzione che tutte le piccole produzioni che orbitano in questo mondo danno alla serialità online. Ieri le webserie erano prodotti di frontiera, nel momento in cui se ne interessa la RAI non lo sono più, diventano di fatto una realtà mainstream, e questo è buono anche per chi rimane su YouTube.
Nella grande ricerca di un modello di business, cioè di una maniera per guadagnare dalla pubblicazione online del proprio lavoro, questo potrebbe essere un tassello fondamentale.

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