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Nuove norme sui negozi, Roberto Liscia: “L’e-commerce non può essere soggetto a queste regole”

I negozi, anche quelli digitali, dovranno chiudere per 12 giorni all’anno. Nelle ultime ore un nuovo Ddl già approvato dalla Camera e in discussione al Senato sta facendo parlare di sé proprio a causa delle nuove regolamentazioni riguardanti orari e chiusure dei negozi che, paradossalmente, riguarderebbero anche gli store virtuali, cioè gli e-commerce che vendono la propria merce online.
A cura di Marco Paretti
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e-commerce decreto chiusura

I negozi, anche quelli digitali, dovranno chiudere per 12 giorni all'anno. Nelle ultime ore un nuovo Ddl già approvato dalla Camera e in discussione al Senato sta facendo parlare di sé proprio a causa delle nuove regolamentazioni riguardanti orari e chiusure dei negozi che, paradossalmente, riguarderebbero anche gli store virtuali, cioè gli e-commerce che vendono la propria merce online. Ne parla l'articolo 1, che non include queste realtà all'interno della lista di quelle escluse: bar, ristoranti, mercatini e cinema, per citarne alcune. Una svista o l'ennesima scarsa considerazione del digitale, fatto sta che la legge, così com'è ora, prevede la chiusura dei siti web e persino delle macchinette sparse in tutta Italia per 12 giorni all'anno.

Una decisione che, se fosse confermata, nuocerebbe gravemente a tutti gli imprenditori italiani che hanno basato il proprio business sulla vendita online e che in questo modo sarebbero penalizzati nei confronti della concorrenza estera: nei giorni di "chiusura" gli utenti sarebbero costretti a rivolersi a realtà come Amazon, mettendo in crisi il settore italiano che già fatica a tirare avanti. Nel 2014, infatti, si è parlato di un giro d'affari di circa 13,3 miliardi di euro in confronto a quello da 80 miliardi di euro generato da un paese come la Gran Bretagna. Peraltro il discorso di chiudere un sito web è semplicemente paradossale nel 2015 e fa parte di un decreto che rappresenta, come lo definisce l'Antitrust, "un passo indietro nel già difficoltoso processo di liberalizzazione e di ammodernamento del settore".

Roberto Liscia

Contrario alla proposta è anche Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, che definisce il decreto inattuabile per il commercio elettronico. "In riferimento all'articolo in cui si parla del rischio chiusura per i siti di e-commerce con l'approvazione del disegno di legge che prevede una stretta sulla liberalizzazione degli orari dei negozi e 12 chiusure l’anno, mi preme sottolineare come il settore dell'e-commerce non può essere soggetto ad una regolamentazione in tal senso, poiché per sua natura è un'attività eseguibile 24 ore su 24 e 7 giorni su 7" ha spiegato Liscia. "Inoltre, sempre per definizione, il commercio elettronico attiene a transazioni che non si svolgono in un punto di vendita fisico, con conseguente impossibilità di applicazione di tale proposta normativa. Qualora il legislatore orientasse la sua proposta con un intento coercitivo nei confronti dei siti di e-commerce, ciò provocherebbe una forte asimmetria competitiva con i siti che hanno sede legale in altri Paesi e che non sono costretti a sottostare a tali imposizioni. Questo andrebbe a penalizzare fortemente le aziende italiane delle realtà e-commerce".

"Una restrizione della liberalizzazione sugli orari di apertura avrebbe effetti negativi, che peggiorerebbero il servizio offerto ai consumatori" ha spiegato Federdistribuzione. "Inoltre, meno giornate di apertura significano meno ore lavorate e quindi meno salari distribuiti e minor bisogno di collaboratori da parte dei punti vendita". Altre due realtà, però, si sono schierate a favore delle regolamentazioni in discussione al Senato: Confesercenti e Confcommercio. La prima ha definito la liberalizzazione un "disastro che ha creato un regime di concorrenza insostenibile per i piccoli esercizi di vicinato e da cui non hanno tratto vantaggio neanche i giganti della grande distribuzione, oggi in sofferenza".

e-commerce decreto chiusura

Secondo Confcommercio, invece, "le nuove disposizioni lasciano intatta la libertà degli esercenti di restare aperti anche 24 ore al giorno. Quello che verrebbe introdotto è soltanto l’obbligo di chiusura nelle 12 festività nazionali, 6 delle quali potrebbero tuttavia essere sostituite dagli esercenti con altrettanti giorni a loro libera scelta". Insomma, il dibattito è destinato a far discutere, anche perché se già può sembrare una restrizione della liberalizzazione per quanto riguarda i normali negozi fisici, il fatto che includa all'interno della discussione anche le realtà online e le macchinette risulta semplicemente incomprensibile. Oltre che inattuabile: si spengono i siti web e si blindano le macchinette?

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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