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Opinioni

Perché gli iPhone 6 e 6 Plus in Italia costano di più? [INFOGRAFICA]

L’associazione dei consumatori critica fortemente la strategia commerciale di Cupertino, ma è sempre stessa la storia che si ripete e aldilà di IVA ed Equo Compenso, la colpa è da attribuire agli accordi commerciali con i gestori telefonici italiani.
A cura di Dario Caliendo
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L'appello del Codacons è chiaro: gli italiani non devono acquistare i nuovi iPhone 6 e iPhone 6 Plus. E le motivazioni che hanno spinto l'associazione dei consumatori a pubblicare una nota nel proprio sito ufficiale sono ancora più chiare: l'Italia è il Paese europeo cui l'iPhone costa di più.

"A quanto si apprende, nel nostro paese avremo i listini più cari rispetto a Germania, Spagna Portogallo, Austria, Belgio, Olanda, Finlandia e Irlanda, dove il modello base parte da 699 euro, mentre il Plus costa da 799 a 999 euro." – si legge nella nota del Codacons – "Analoga differenziazione di prezzo era già avvenuta con il lancio dell’iPhone 5. Gli utenti del nostro paese risultano penalizzati rispetto agli altri cittadini europei sul fronte dei prezzi praticati da Apple. Apple sfrutta la propensione all’hi-tech degli italiani rispetto ai cittadini di altre nazioni. Non comprare iPhone fino a quando i listini non saranno adeguati a quelli europei".

Che gli smartphone del colosso di Cupertino in Italia costino più che nel resto d'Europa è un dato di fatto. Ma in realtà le motivazioni che spingono Apple ad aumentarne il prezzo sono ben distanti dal semplice "sfruttare la passione degli italiani", e dipendono da un contesto di mercato ben preciso, molto diverso da quello degli altri Paesi e influenzato anche da un piccolo particolare: l'Italia ha la più alta percentuale procapite al mondo di smartphone acquistati.

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E' una storia che si ripete da anni. Ma più si va avanti nel tempo, maggiore diventa l'attenzione mediatica che orbita attorno i dispositivi mobili di Cupertino: in pochi ricorderanno che l'aumento del prezzo rispetto alla media europea risale addirittura a ben quattro anni fa, quando con il lancio dell'iPhone 4 Apple decise di sovraprezzare gli smartphone nel Bel Paese di 30 euro. Ma allora nessuno ci fece caso, molto probabilmente perché l'iPhone non era ancora diventato un oggetto di culto.

Oggi però, tra Codacons e utenti imbizzarriti (giustamente, sia chiaro, perché proporre uno smartphone a 1059 euro è esagerato) tutti cercano di dare una motivazione ai prezzi dei nuovi iPhone: in molti danno la colpa all'IVA, altri parlano di "sfruttamento", altri ancora invece puntano il dito contro l'Equo Compenso, aumentato proprio pochi mesi fa.

Ma procediamo con ordine e facciamo due calcoli: in Italia l'iPhone 6 da 64 GB ha un prezzo di listino di 839 euro – tra cui 682 euro di imponibile, ai quali vanno aggiungi 157 euro in IVA ed equo compenso – in Francia invece l'imponibile è di 667 euro, al quale vanno aggiunti altri 152 euro in tasse. Insomma, aldilà delle tasse, complessivamente si parla di un prezzo imponibile maggiorato di circa 20 euro per gli iPhone 6 da 16 e 64 GB, di circa 30 euro l'iPhone 6 da 128 GB e l'iPhone 6 plus da 16 Gb e 64 GB, e di circa 40 euro in più per l'iPhone 6 Plus 128 GB.

La triste realtà è che anche se l'Italia fosse la nazione con la più bassa tassazione d'Europa, molto probabilmente gli smartphone di Cupertino costerebbero di più che negli altri Paesi dell'Unione.

E la colpa è degli accordi commerciali con i gestori. Ne abbiamo parlato a sufficienza, ma vale la pena ribadire di nuovo il concetto: tenendo ben presente che l'Italia è tra le nazioni al mondo con la più alta percentuale di smartphone procapite, è chiaro che – a differenza di quanto accade nel resto d'Europa e negli Stati Uniti d'America – l'italiano medio è sempre stato più propenso ad acquistare i propri dispositivi elettronici, liberi da vincoli contrattuali con i gestori. Un fattore importantissimo, che di certo rende il mercato italiano unico nel suo genere, e che unito ai bassissimi contributi degli operatori e al margine di sconto applicato da Apple praticamente inesistente, qualora il colosso di Cupertino vendesse i suoi dispositivi SIM FREE allo stesso prezzo dell'Inghilterra o della Svizzera ad esempio, gli operatori italiani perderebbero forse l'unico vero strumento di persuasione per spingere gli utenti a decidere di vincolarsi per lunghi periodi di tempo (che variano dai due ai tre anni, con penali economiche importanti in caso di recesso) per avere il nuovo gioiellino di Cupertino.

Un arma a doppio taglio, certo, che se da un lato permette ad Apple di rimanere nei listini di Vodafone, Tim, Tre e Wind, dall'altro assieme alla forte diffusione di Android e dei dispositivi prodotti dai competitor più importanti, sta facendo diminuire sensibilmente il mercato degli iPhone in Italia. Una nazione, ricordiamolo ancora una volta, in cui gli smartphone si comprano (e pure molto) ma che non è mai stata presa realmente in considerazione dal colosso di Cupertino, che ha sempre snobbato il Bel Paese inserendolo ab illo tempore nella seconda distribuzione dei suoi smartphone e mai nel primo gruppo europeo assieme a Francia, Germania e Inghilterra.

Ma una cosa è chiara. Se le speranze di vedere ridotti i prezzi degli iPhone in Italia rimarranno per molto tempo un lontano miraggio, ciò che dovrebbe davvero far riflettere i consumatori non sono i prezzi di vendita dello smartphone di Cupertino negli altri Paesi del mondo, bensì aziende come Xiaomi e OnePlus che hanno avuto il coraggio di stravolgere il mercato presentando dei dispositivi senza ombra di dubbio con caratteristiche da top di gamma, venduti a un prezzo molto più che competitivo: è possibile acquistare il nuovo Xiaomi Mi4 da 64 GB a circa 350 euro. Una cifra più che ragionevole, per uno smartphone che – ad oggi – è considerato da molti esperti in tutto il mondo, tra i più performanti e ottimizzati attualmente disponibili nel mercato.

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