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Perchè ha chiuso Google Reader? Ecco i motivi

Google ha da poco comunicato la chiusura del suo servizio di RSS. Ecco un’analisi delle motivazioni della scelta di BigG.
A cura di Bruno Mucciarelli
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La chiusura del famoso Reader di Google ha senza dubbio portato caos nel mondo degli aggregatori di notizie sia per i semplici utenti che per tutti coloro che con i feed RSS e con Google Reader ci lavorano da anni e ne trovano uno strumento quanto mai fondamentale. I retroscena però che hanno portato alla decisione di chiudere il servizio da parte del colosso di Mountain View sembrano andare in direzione di costi elevati per il mantenimento della conformità in materia di privacy.

Secondo quanto riportato da AllThingsD, infatti, Reader risulterebbe uno dei pochi servizi di Google in cui non è presente uno specifico staff dedicato alla gestione della riservatezza e termini concernenti il servizio stesso. La continuazione del funzionamento di Reader quindi non avrebbe fatto altro che far lievitare i costi per l'approntamento di un gruppo specifico per la possibile tutela della privacy e per questo Google stessa ha deciso di sospendere il servizio. Una scelta quindi cautelativa quella della chiusura di Reader da parte di BigG, prima che si potessero creare situazioni a dir poco importanti su violazioni di privacy, che sarebbero quindi potute costare multe quanto mai salate all'azienda.

A meno che non si riesca ad arrivare a 100 milioni di utenti, non vale la pena continuare…

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Chiaramente ci si chiede se portando ad un certo numero limite gli utenti attivi su Google Reader, l'azienda potrebbe cambiare strategia e non porre a chiusura il servizio. I numeri degli utenti che utilizzano l'aggregatore non sono noti. Secondo Mike McCue, CEO di Flipboard, circa 2 milioni di utenti hanno sicuramente collegato i loro account a Google Reader mentre Nick Baum, ex Google, sostiene che ai tempi in cui lavorava al servizio di feed RSS diversi milioni di utenti risultavano attivi ogni settimana. Numeri che comunque non sembrano essere sufficienti per tenere attivo un servizio fondamentalmente gratuito in tutto e per tutto e quindi incapace di monetizzare in alcun modo l'azienda di Eric Schmidt.

Una vicenda che contiene ancora e comunque dei retroscena misteriosi sulla scelta di Google. Il perché l'azienda di Mountain View non abbia deciso di monetizzare il servizio magari offrendolo in vendita ad altri. O ci si chiede perché non abbia deciso di svilupparlo in modo diverso, magari cercando di potenziarlo, anche a livello economico. La decisione, almeno al momento, sembra comunque non i discussione da parte di Google e la concorrenza ringrazia e cerca di aggraziarsi più utenti possibili.

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