Cambio al vertice tra le fila del Sole24Ore, dopo la bufera al Corriere della Sera, il giornalismo italiano dà un'altra prova della generale situazione di inquietudine. Gianni Riotta lascia la carica di direttore e, al suo posto, arriva Roberto Napoletano che può già vantare una collaborazione decennale con il principale quotidiano economico italiano e che, negli ultimi cinque anni, ha diretto Il Messaggero. Quella di Riotta non è stata certo una scelta libera e -come al solito- il paese si divide in due fazioni: i favorevoli all'abbandono e i contrari. Capofila dei favorevoli è, ovviamente, gran parte di Confindustria in cui il crescente malcontento nei confronti dell'ex direttore del Sole ha finito per prevalere, e a nulla è servito il favore che la presidente Emma Marcegaglia ha sempre accordato a Riotta. Anche la Borsa di Milano sembra essere favorevole al passaggio di testimone, tant'è vero che oggi ha salutato il cambio ai vertici del quotidiano con un rialzo dell'1,05, scambiando a 1,34 euro per azione.

Capofila dei contrari all'abbandono di Riotta, invece, è Roberto Saviano, il quale ha apertamente sostenuto il suo totale disaccordo con le valutazioni fatte da Confindustria. Secondo lo scrittore casertano, infatti, i dati che davano per perdente la direzione di Riotta sarebbero "fango" e la verità dell'abbandono sarebbe da ricercare nell'allergia del potere al giornalismo libero. Questo il contenuto del suo intervento:

Mi dispiace molto che Gianni Riotta abbia deciso di lasciare il Sole24Ore perchè la sua direzione ha realizzato un giornale libero, con al centro la battaglia antimafia che una parte responsabile di Confindustria aveva deciso di combattere.
Un giornale che era riuscito a far arrivare ai lettori giovani le argomentazioni spesso non facili dell’economia e della finanza. Il fango insinua che con la direzione Riotta il Sole perdeva copie, la verità è un’altra e basta vedere i dati reali, in Italia fare il giornalista è un mestiere pericoloso se si vuole essere liberi e senza condizionamenti. La libertà dei giornalisti è sgradita al potere politico.

Secondo Saviano, Riotta sarebbe stato un paladino dell'antimafia, ma la verità è che l'ex direttore ha sempre avuto la mano pesante con i pesci piccoli -usurai e micro-criminali di varia natura- ed una sospetta cecità, invece, quando si parlava di pesci grandi. Lo sostiene, tra gli altri, il suo ex collega Nicola Borzi che, a metà dello scorso anno, si dimise proprio per via dei forti contrasti con la direzione e la linea editoriale. Di seguito un estratto della lettera che, all'epoca, indirizzo a Riotta:

Il giornale viene smantellato sotto i nostri occhi. Abbiamo uno straordinario problema di contenuti, che scompaiono (come i fatti) dalle nostre pagine quando sono sgraditi ai poteri forti, per essere sostituiti da opinioni, da interpretazioni, da tutto quanto non pare essere comunque di interesse dei nostri lettori. Non a caso è stato perso per strada, negli ultimi tempi, un sesto della diffusione certificata dall'azienda.

Gianni Riotta, dal canto suo, tace sugli attacchi e ringrazia per le difese, come dimostra un recente tweet indirizzato a Roberto Saviano.
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Oppure prova a sottolineare come la sua direzione sia stata caratterizzata anche da qualche successo, come testimonia il seguente tweet.

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Ma se Riotta è da considerarsi piuttosto allineato ai desideri dei poteri forti -a questo proposito basti ricordare il rifiuto di pubblicare lo scoop sulle dichiarazioni di Vito Ciancimino su Marcello dell'Utri e Berlusconi- e nonostante questo la sua direzione è stata messa in discussione, cosa dobbiamo aspettarci da Roberto Napoletano? La decisione di Confindustria ha davvero a che vedere solo con i deboli ritorni economici o, come dice Saviano, Riotta era persino troppo libero per loro?
Quali che siano le risposte a queste domande. Non si profila nulla di buono all'orizzonte del giornalismo italiano.