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Secondo l’OSCE Internet è un diritto fondamentale dell’umanità

Dunja Mijatović, rappresentante Osce per la libertà sui media, ha dichiarato durante un convegno a Helsinki di ritenere la libertà di circolazione delle idee e d’espressione in Internet come un diritto primario dell’uomo da sancire nelle costituzioni delle nazioni. L’Osce è uno degli organismi più vasti in Europa per la promozione della pace e la sicurezza.
A cura di Vito Lopriore
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L’OSCE è l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, ente che si occupa di studi economici, che riunisce 56 Stati membri che hanno in comune la democrazia e un’economia di mercato. Il suo compito è quello di identificare i problemi politici e le pratiche commerciali tra le diverse nazioni nel mondo per favorire la sicurezza e lo scambio libero di informazioni. Dunja Mijatović, rappresentante Osce per il delicato tema della libertà sui media, ha parlato in Finlandia durante una riunione con un’altra organizzazione importante, la Helsinki Commission, proprio di libertà dell’informazione, focalizzandosi soprattutto su Internet.

Si chiede la Mijatović riferendosi all’accesso a Internet: «Perché certi governi vogliono bloccare, restringere o filtrare questo flusso? Per proteggerci da terrorismo, estremismo, pedopornografia, traffico di esseri umani e altre minacce, per rendere le nostre società più sicure?». E’ importante ricordare che il rappresentante Ocse pone molta attenzione sul rapporto biunivoco esistente tra la sicurezza e la libertà delle informazioni: i media, se espletano il loro ruolo nella massima indipendenza da altri organismi – politici, economici e sociali – assicurano maggiore crescita partecipativa alla vita sociale e politica da parte degli individui, oltre ad una maggiore sicurezza.

“ Non c’è sicurezza senza media liberi e libera espressione e non ci sono libera espressione e media liberi senza sicurezza: questi due termini dovrebbero andare sempre a braccetto e non combattersi. ”
Dunja Mijatović, rappresentante Osce per la libertà sui media

In Italia ormai, solo su Facebook, ci sono 20 milioni di users che ci accedono almeno una volta al mese: il social network bianco e blu ha cambiato la vision del web: non più solo per esperti e professionisti ma anche per le persone comuni che vogliono rimanere collegate con il proprio network virtualmente, scambiandosi così in modo più facile e veloce informazioni – pure professionali – foto, video, documenti, gestire gruppi, progetti aziendali e partecipare a eventi. Di recente, lo scorso 6 Luglio, c'è stata l'approvazione della delibera AgCom con cui l’Autorità Garante nelle Comunicazioni si arrogherebbe il potere di mettere il bavaglio alla rete laddove non vengano rispettati i principi del diritto d’autore – la cui legge in Italia risale a sessant’anni fa – e la normativa specifica, proprio sul copyright digitale, ancora non esiste. La rete si sta muovendo contro questa delibera e l’AgCom sembra che pian piano ha aperto un canale d’ascolto anche per il web italiano.

Continua la Mijatović, a proposito dei motivi per cui esiste la censura in Internet e quali sono le cause che spingono i governi a costruire dei firewall, cioè filtri per l’accesso alle piattaforme digitali, ed a bloccare i contenuti: «Solo per evitare le critiche, la satira, i commenti provocatori e ostili, i punti di vista differenti e i contenuti controversi? Perché in tal caso non hanno il permesso di bloccare le informazioni di Internet. Noi cittadini non li abbiamo votati per farci imporre opinioni e idee ». Ecco, per l’appunto. La politica dovrebbe occuparsi di livellare le diseguaglianze sociali.

L’Osce dunque propone che la libertà d’espressione nel web, e il libero accesso di tutti i cittadini a prezzi accessibili e misure tecnologiche adeguate, diventi e sia proclamato diritto umano universale dalle costituzioni di tutti i paesi del mondo. E’ dato a Internet, insomma, il riconoscimento del ruolo fondamentale che svolge per rendere la vita democratica più partecipativa e per garantire maggior dignità per ogni uomo e ogni donna. Facebook, per citare il social network più famoso, ha modificato i paradigmi culturali del web: cioè connettersi in rete non più con nickname ma con la vera identità, dando così trasparenza alle persone e alle aziende. Migliorando anche le scelte consapevoli dei cittadini e dei leader politici che iniziano a usare, o lo fanno da tempo, i social media.

Bloccare i siti dunque potrà essere considerata “una misura estrema” da debellare visto che il web è un luogo talmente ricco di idee, informazioni e opinioni che quelle più rilevanti e attendibili vengono scientificamente rese più visibili di altre che hanno poca corrispondenza, se non nulla, con la realtà.

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