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The Man in the Machine, il documentario su Steve Jobs: “Era completamente privo di empatia”

Girato dal premio Oscar al miglior documentario Alex Gibney e finanziato dalla CNN Films, il docu-film di 127 minuti è stato presentato all’interno del South by Southwest film festival di Austin e punta a proporre l’interpretazione più complessa che sia mai stata fornita dell’uomo che fondò Apple.
A cura di Marco Paretti
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steve jobs the man in the machine

Visionario, genio, innovatore. Steve Jobs viene spesso descritto come uno degli uomini più importanti della nostra epoca, responsabile di aver creato una serie di prodotti che oggi vengono utilizzati da milioni di persone. Un profilo la cui creazione è stata resa possibile da libri, film e documenti che hanno contribuito a generare l'immagine di un innovatore duro ma geniale. Eppure Jobs è anche altro e il documentario Steve Jobs: The Man in the Machine punta a proporre l'interpretazione più complessa che sia mai stata fornita dell'uomo che fondò Apple.

Girato dal premio Oscar al miglior documentario Alex Gibney – Taxi to the Dark Side nel 2008 – e finanziato dalla CNN Films, il docu-film di 127 minuti è stato presentato all'interno del South by Southwest film festival, o SXSW, di Austin, in Texas. Una pellicola nata per far discutere, come lo stesso regista ha più volte sostenuto negli ultimi mesi: "Volevo indagare i suoi valori. Jobs è sempre stato un personaggio borderline, ma è finito per essere a capo dell'azienda più facoltosa del mondo. Il punto è: ha mantenuto intatti i suoi valori?".

steve jobs the man in the machine

Dalle prime recensioni della stampa sembrerebbe che Gibney abbia davvero analizzato il personaggio da un punto di vista più oggettivo e meno ottimista rispetto al passato. Il Jobs dipinto dal documentario ricorda sotto molti aspetti il protagonista di Citizen Kane di Orson Welles, un film con il quale The Man in the Machine condivide la stessa impostazione narrativa: si parte dalla morte per poi raccontare tutta la storia del personaggio. "Alex Gibney ritrae Steve Jobs come un moderno Citizen Kane, un uomo dal grande talento ma completamente privo di empatia" si legge all'interno della recensione del Guardian. Il film presenta diversi aneddoti che i più preparati sulla storia di Apple già conosceranno bene: il rifiuto della paternità, il bullismo nei confronti dei reporter per il prototipo di iPhone 4, le manovre al limite del legale con le azioni, la Foxconn, etc.

"Un ritratto poco lusinghiero di un imprenditore della Silicon Valley che sfocia in una riflessione sulla dipendenza collettiva dai gadget tecnologici" scrive il Boston Herald. Metà dei filmati proposti all'interno del documentario coinvolgono direttamente Jobs, materiale che non è in alcun modo arrivato da Apple. "Non ci hanno dato nessun tipo di aiuto" ha spiegato Gibney "Quando li abbiamo contattati sono diventati subito ostili". È per questo che all'interno del film mancano personaggi importanti per l'azienda come Jony Ive, Tim Cook o la moglie Laurene Powell. Non che ci sia da stupirsi, visto l'obiettivo del regista. Che non è quello di distruggere un'icona del settore tecnologico, ma indagare in profondità i sentimenti di un uomo che è riuscito a connettere il mondo ma che non riusciva a connettersi con le persone.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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