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Tim Berners-Lee stila la classifica del Web, Italia al 23° posto

L’inventore del World Wide Web ha stilato una classifica internazionale misurando l’impatto economico, politico e sociale della rete oltre alla qualità delle connessioni e delle infrastrutture. La Svezia domina in vetta alla graduatoria mentre il nostro Paese si piazza dietro al Messico e al Qatar.
A cura di Angelo Marra
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Tim Berners-Lee e la sua fondazione hanno "misurato" la rete nel mondo, stilando una classifica internazionale del Web. Nella valutazione del punteggio delle 61 nazioni prese sotto esame, la World Wide Web Foundation ha preso in considerazione l'impatto che internet ha dal punto di vista politico, economico e sociale nei singoli paesi oltre ad assegnare un determinato punteggio sulla base dello stato delle connessioni e delle infrastrutture.

Si tratta certo di una valutazione autorevole da parte di colui che ha inventato, insieme a Robert Cailliau, il World Wide Web ma che si dimostra, non che sia una novità, ben poco clemente nei confronti del nostro paese. L'Italia infatti si piazza solo 23° nell'indice Web generale, scivolando addirittura al 31° posto nella valutazione sull'impatto della rete, un posizionamento coerente con le altre classifiche internazionali nelle quali, ormai di consueto, il Belpaese occupa stabilmente il ruolo di "fanalino di coda".

Tutt'altra storia per la Svezia, nazione "virtuosa" che domina incontrastata la classifica con un Web Index pari a 100 (l'Italia ha il 56,45), senza temere rivali anche per quello che riguarda l'impatto socio-economico della rete nel paese nord europeo, battendo persino gli USA, secondi in entrambe le misurazioni. La valutazione generale di Berners-Lee però delinea un quadro poco convincente a livello internazionale.

Al netto di paesi come la Svezia appunto, gli USA e il Regno Unito infatti, l'informatico parla del web come di una risorsa inutilizzata in gran parte del mondo, dove solo una persona su tre utilizza internet con picchi negativi come quelli rilevati nel continente africano, dove la percentuale scende ad una persona su sei. Se il discorso poi si sposta su censura e restrizioni di vario tipo, scopriamo che quasi la metà dei paesi analizzati presenta chiare minacce alla libertà di stampa, mentre una su tre soffre di pesanti restrizioni sull'accesso ai siti.

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