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Opinioni

Tragedie digitali, così la tecnologia aiuta l’arte del teatro

Muri mobili, proiettori e schermi ad alta definizione fanno ormai parte a pieno titolo delle scenografie dei più importanti teatri del mondo, le rappresentazioni vengono trasmesse in diretta streaming nei cinema e sempre più produzioni si avvalgono di artisti digitali. Perché la tecnologia, fin dall’alba dei tempi, ha sempre accompagnato l’arte del teatro.
A cura di Marco Paretti
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Sono stato uno dei primi ad entrare in sala e a sedermi sulle poltrone ancora vuote. Nel farlo potevo sentire il chiacchiericcio degli altri spettatori intorno a me, in trepidante attesa dell'inizio dello spettacolo all'interno del National Theatre di Londra. Nel corso dell'ultimo anno ho assistito a diversi spettacoli teatrali messi in scena dalla nota istituzione londinese: dalle tragedie classiche come l'Othello e l'Amleto fino alle opere moderne come Skylight e Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte. Tutte di altissimo livello, probabilmente tra le produzioni migliori dell'ultimo decennio. Le luci si spengono, entrano gli attori, lo spettacolo ha inizio. È tutto perfetto, l'unico (piccolo) dettaglio è costituito dal fatto che non mi trovo all'interno del National a Londra, ma in un cinema a Milano. Comodamente seduto sulle poltrone vellutate, popcorn alla mano.

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Il teatro al cinema. Molti potrebbero prenderla come un'eresia: le tragedie vanno viste di persona. Bisogna "sentire" gli attori a pochi metri dal proprio volto. È necessario immergersi nel mondo creato dalle scenografie, grandi o piccole che siano, fino a farsi rapire. Eppure, nonostante questi siano validissimi argomenti, la tecnologia moderna ha reso possibile una trasposizione delle rappresentazioni su grande schermo che non solo tiene fede alle opere, ma ne esalta anche diversi aspetti altrimenti impossibili da cogliere. E le rende fruibili da un pubblico enormemente più ampio. La possibilità di trasmettere in diretta streaming le produzioni teatrali è il cuore del progetto National Theatre Live, che regolarmente organizza serate (al cinema) in tutto il mondo in occasione delle rappresentazioni del teatro di Londra. Ciò significa potersi guardare le tragedie di Shakespeare in diretta. Significa gustarsi le incredibili performance di Benedict Cumberbatch, Tom Hiddleston e Rory Kinnear. Ma anche cogliere gesti, espressioni e particolari impossibili da notare a teatro. Il tutto senza dover muoversi dalla propria città.

In Italia, purtroppo, le dirette in streaming non sono ancora disponibili ma, grazie a Nexo Digital, vengono organizzate a cadenza semestrale diverse proiezioni che permettono a chiunque di gustare le ottime pièce. L'elemento della maggior facilità di fruizione è importante. La partecipazione teatrale è sempre più bassa anche a causa dei pregiudizi che molti – per lo più giovani – hanno nei confronti delle rappresentazioni. È errato pensare che il teatro non si sia schiodato dai dogmi di secoli fa, che non faccia affidamento su tecnologie e nuove idee per proporre spettacoli sempre più interessanti e al passo con i tempi. Molte produzioni cadono nell'errore di rincorrere troppo queste generazioni, scadendo in stratagemmi che lasciano il tempo che trovano, ma quelle del National Theatre – così come molte altre sparse per il mondo – riescono a cogliere perfettamente le sfumature dell'epoca moderna, utilizzandole per impreziosire opere di secoli fa. In questo il ruolo delle tecnologie nel teatro contemporaneo è fondamentale. Muri mobili, proiettori e schermi ad alta definizione fanno ormai parte a pieno titolo delle scenografie dei più importanti teatri del mondo. Non bisogna però pensare che questi strumenti sminuiscano la rappresentazione fino a farla diventare un elemento di contorno.
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L'utilizzo ponderato di idee e soluzioni tecnologiche permette non solo di esaltare le performance degli attori e creare un contesto più moderno, ma rende le scenografie, fino ad ora semplici sfondi, una parte attiva della rappresentazione. Li trasforma in elementi malleabili in grado di interagire con gli attori, in superfici in continua trasformazione: sono tele vuote che i registi possono utilizzare per dare ancor più carattere alle opere. Nel Coriolanus – interpretato da Tom Hiddleston – la rappresentazione si svolge su un palcoscenico tondo sul quale sono presenti solo una scala e un muro. Su quest'ultimo vengono costantemente proiettate parole e immagini che, in maniera discreta, forniscono supporto a quella che è poi una tragedia magnifica interpretata da un eccezionale Hiddleston. Nell'Amleto di Rory Kinnear la sperimentazione si spinge oltre, ambientando la storia in tempi moderni e riempiendo il palcoscenico di telecamere, guardie di sicurezza e microfoni nascosti. L'opera originale si basa proprio sull'idea che, al tempo, gli emissari della regina erano ovunque: ascoltavano, registravano e riportavano tutto agli ufficiali. All'epoca, guardare l’Amleto era come osservare uno spaccato della propria vita, ci si poteva immedesimare nei personaggi e, soprattutto, godere appieno della satira, elemeno cardine dell'opera. L'introduzione di soluzioni tecnologiche come telecamere o smartphone in grado di registrare tutto rende incredibilmente attuale l'opera shakespeariana: lo scandalo NSA, la sorveglianza continua, le intercettazioni, etc.

Le opere moderne consentono invece un utilizzo più intraprendente delle nuove tecnologie. Skylight, per esempio, si avvale di pareti mobili per modificare continuamente l'appartamento nel quale, in una sola notte, si svolge tutta la vicenda. Sullo sfondo la facciata di un palazzo si illumina, mostra l'interno di altri appartamenti e si riempie di neve. Un continuo gioco di luci accompagna e sostiene gli eventi e i tre attori, condividendone emozioni e stati d'animo. Ne Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte la sperimentazione arriva al suo apice; l'intera rappresentazione avviene in una sorta di cubo i cui lati – compreso il pavimento – sono totalmente ricoperti da schermi. Niente scenografie, ambienti o riproduzioni di luoghi. I proiettori e il loro continuo e incessante turbinio di immagini, parole e numeri riescono a rappresentare in maniera incredibilmente vivida ciò che accade nella mente di un ragazzo autistico, protagonista della storia. Un risultato impossibile da ottenere altrimenti e che valorizza ancora di più la performance di Graham Butler, che utilizza pochissimi elementi scenici "esterni" per raccontare la sua storia.

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La tecnologia è quindi realmente in grado di aiutare il teatro? Sì, lo ha sempre fatto. Il teatro contemporaneo utilizza proiettori, schermi e elementi mobili per valorizzare la narrazione, ma in passato i teatranti facevano la stessa cosa con le tecnologie a loro disposizione. I romani hanno dato inizio alla storia delle rappresentazioni spettacolari grazie alla loro competenza nel campo dell'ingegneria. Montagne in grado di collassare su se stesse, enormi scenografie mobili e pompe idrauliche capaci di allagare intere arene per dare vita a ristrette battaglie navali. Anche i greci facevano volare gli Dei attraverso l'utilizzo di gru, ma erano generalmente più discreti nell'utilizzo di tecnologie volte alla spettacolarità. Il campo in cui sono ancora considerati come dei precursori è però quello acustico: l'attenzione per l'aspetto sonoro riposta nella costruzione degli auditori è tuttora ritenuta perfetta. C'è da stupirsi, quindi, se le tecnologie attuali vengono applicate alle rappresentazioni teatrali? No, anzi. Se pensate come elementi di supporto in grado di dare più valore alle opere possono persino ribaltare il successo di una produzione, incuriosendo i giovani e spingendoli a riscoprire le gioie del teatro. Da troppo tempo dimenticate. Chissà che, poi, non decidano di frequentare anche i teatri (veri) italiani.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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