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Twitter, pubblicità in arrivo e utenti in rivolta

Il social network dell’uccellino blu è sempre più intenzionato a monetizzare il suo grande successo. Allo studio nuove forme di promozione pubblicitaria, ma gli utenti bocciano in pieno la nuova linea.
A cura di Angelo Marra
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La storia è di quelle antiche, un progetto gratuito e libero che arriva al successo e decide di approfittarne per monetizzare tramite la pubblicità, scatenando le ire degli aficionados della prima ora. Il colpevole questa volta è Twitter, reo di essersi concesso a marketers e pubblicitari, in maniera per giunta invasiva ed equivoca.

Ma andiamo con ordine. Il social network cinguettante vanta più di 250 milioni di utenti. Un buon risultato, se non fosse che nelle casse dell'azienda ogni anno entrano in media 100 milioni di dollari, briciole rispetto ai 3,5 miliardi che Facebook porta a casa martellando i suoi 750 milioni di “amici” con le pubblicità.

Lo scompenso la dice lunga sulla maggiore capacità di Zuckerberg e soci di monetizzare la diffusione del proprio successo ed ecco che ai vertici di Twitter dev'essere venuta l'invidia del banner nei confronti del cugino maggiore di Palo Alto. Da lì è stato un continuo rincorrere le strategie commerciali e pubblicitarie del social network bianco e blu, assimilandone gli aspetti più invasivi e sgraditi agli utenti.

Dai banner pubblicitari presenti nella versione per iPhone a finire ai promoted tweets, Twitter è diventato vittima di una vera e propria ads-invasion e gli utenti sembrano gradire sempre meno questo nuovo trend. Finora si è trattato di semplici malumori, anche alla luce della limitata presenza di messaggi pubblicitari che ha caratterizzato i cinque anni di storia del social network, ma in casa Twitter sono allo studio altre ipotesi finalizzate ad aumentare il volume di affari. La motivazione ufficiale di voler mostrare agli utenti altre realtà esterne alle loro reti personali appare chiaramente poco credibile o comunque subordinata ad un palese e banale aspetto commerciale.

Lo staff tecnico sta lavorando ad un'ipotesi di brand profiles, ovvero account relativi a marchi commerciali con una struttura diversa da quelle tradizionali e che diano la possibilità di automatizzare e programmare la produzione di tweet da parte degli amministratori. Contemporaneamente l'azienda ha lanciato un programma di geolocalizzazione basato sulla terminologia utilizzata nei messaggi, al fine di individuare la provenienza geografica degli utenti e poterli colpire con pubblicità sempre più mirate.

I tweeters intanto sono sul piede di guerra, come dimostrato dalle proteste per il banner pubblicitario sulla versione per iPhone, tanto aspre da costringere l'azienda a fare dietro front e rimuovere la funzionalità sgradita, ma è probabile che la battaglia contro il lato oscuro di Twitter sia ancora tutta da combattere.

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