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Uber, 100 milioni di dollari agli autisti per evitare la class action: non sono dipendenti

Uber ha raggiunto un importante accordo con gli autisti del servizio che porterà al pagamento di 100 milioni di dollari da parte dell’azienda.
A cura di Marco Paretti
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Uber ha raggiunto un importante accordo con gli autisti del servizio che porterà al pagamento di 100 milioni di dollari da parte dell'azienda. È l'epilogo di due cause legali intentate dai suoi stessi autisti, che ora potranno essere considerati dei "freelance" e non dei veri e propri dipendenti. Come parte dell'accordo, Uber fornirà più dettagli ai guidatori sulla loro valutazione e sulle modalità che possono portare alla sospensione del servizio. Uber dovrà pagare subito a 385.000 conducenti circa 84 milioni di dollari, più ulteriori 16 milioni di dollari se l'azienda deciderà di effettuare un'offerta pubblica e entro un anno il suo valore aumenterà di una volta e mezzo rispetto a quello registrato a dicembre 2015.

Le due cause legali sono state intentate in California e in Massachusetts, ma i loro effetti avranno probabilmente ripercussioni in tutto il paese, sia per quanto riguarda la stessa Uber che per le altre realtà simili. Continuando a classificare i guidatori come freelance, Uber non avrà l'obbligo di sobbarcarsi i costi legati ad un rapporto di lavoro più profondo, mantenendo bassi i costi operativi e rendendo più appetibile il proprio modello di business. In cambio, l'azienda ha promesso di lavorare con gli autisti per creare e finanziare un'associazione ad essi dedicata, ma solo negli stati dove sono state presentate le cause legali.

"Non abbiamo sempre fatto un buono lavoro con i nostri autisti" ha spiegato in una lettera il CEO di Uber, Travis Kalanick. "Per esempio, non abbiamo una politica che spiega quando e come vietiamo ai conducenti di utilizzare l'app o un processo che gli consenta di appellarsi a queste decisioni. Viste le nostre attuali dimensioni, questo non è più accettabile. È tempo di cambiare". In passato alcuni tribunali americani avevano definito gli autisti dei veri e propri dipendenti dell'azienda, una decisione che ha spaccato in due i circa 450.000 guidatori solo negli Stati Uniti. Questo accordo, però, ribalta la situazione. Che, di fatto, torna ad essere positiva per Uber.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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