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Un post su Facebook può costare il lavoro

Un recente studio condotto dall’ Università del North Carolina lascia emergere una sempre crescente tendenza dei datori di lavoro a visualizzare i profili dei candidati prima dell’ eventuale assunzione.
A cura di Daniele Cretella
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Un post pubblicato sui più comuni social netowrk potrebbe compromettere un' esperienza lavorativa. E' questo quello che emerge da una recente ricerca condotta da alcuni ricercatori dell' Università del North Carolina sulle modalità di assunzione dei dipendenti da parte delle aziende. Secondo quanto riportato all' interno dello studio, infatti, sarebbero sempre più numerosi i datori di lavoro che prima di assumere un candidato ad una determinata posizione aziendale scruterebbero da cima a fondo i rispettivi account Facebook e Twitter (in alcuni casi anche Instagram appare piuttosto quotato) per conoscere meglio la loro personalità. Ciò che interesserebbe di più sembrerebbero essere i riferimenti all' utilizzo di alcol o droghe leggere da parte degli aspiranti dipendenti, scartando in maniera abbastanza netta quelli apparentemente più irrequieti.

Ebbene, stando allo studio condotto dai ricercatori del North Carolina, condotto su un campione di 175 soggetti candidati per altrettante posizioni aziendali, non sarebbe stato riscontrato alcun nesso tra le capacità professionali ed il loro eventuale consumo alcolico. "Questo significa che le aziende stanno eliminando alcuni candidati di lavoro idonei basandosi su ipotesi errate riguardo al loro comportamento sociale" – ha accusato il principale promotore della ricerca Will Stoughton prima di affermare senza senza avere dubbi: "Se i datori di lavoro prevedono di continuare a utilizzare i social media per monitorare i candidati, questo studio indica si può decidere di concentrarsi sull'eliminazione dei candidati peggiori, non necessariamente quelli che postano immagini di se stessi mentre bevono un boccale di birra".

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