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Usa, uno studio denuncia: “Google favorisce Hillary Clinton”

Secondo uno studio pubblicato su Sputnik, Google favorirebbe la candidata democratica modificando i suggerimenti delle sue ricerche. Gli esperti non sono d’accordo: “Google non sta rimaneggiando i risultati, ma voi sì”.
A cura di Marco Paretti
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Google favorirebbe Hillary Clinton, candidata alle prossime elezioni presidenziali, all'interno del suo motore di ricerca. Lo farebbe, secondo uno studio e diversi esponenti della trasparenza tra cui Julian Assange di Wikileaks, attraverso la modifica delle ricerche suggerite sul portale, cioè quelle che appaiono quando si inizia a digitare un termine o una frase. Provando a scrivere il nome della Clinton, i risultati registrati all'interno del territorio americano sarebbero sempre positivi, a differenza di quanto accade con il concorrente Donald Trump, i cui suggerimenti sarebbero nettamente negativi.

L'accusa riguarderebbe proprio la funzione di autocompletamento delle ricerche, un strumento messo a disposizione da Google per velocizzare la digitazione e basato su tre elementi: le parole digitate, la cronologia delle proprie ricerche e i termini più cercati dagli utenti di tutto il mondo. Secondo lo psicologo Robert Epstein e il suo studio pubblicato su Sputnik, al nome della Clinton vengono spesso associate parole positive come "vincente" e "incredibile", mentre in riferimento a Trump Google suggerirebbe termini come "razzista".

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Secondo lo studio di Epstein, condotto in maniera del tutto anonima attraverso l'utilizzo di proxy, Google modificherebbe manualmente questi suggerimenti per favorire la candidata democratica. Salvaguardando, però, la propria neutralità continuando ad associare ricerche meno frequenti – come "anti Hillary" – a termini negativi. Il tutto per influenzare in maniera inconscia gli elettori indecisi a votare per la Clinton, un processo basato sul cosiddetto Seme (Search engine manipulation effect) che sfrutta proprio i risultati di ricerca per spostare il favore di alcune fasce di elettori con tassi di successo che oscillano tra il 20 e l'80 percento.

"L'effetto di suggestione che ho descritto in questo saggio è molto diverso dal Seme ma ha le possibilità di aumentarne l'impatto" ha spiegato lo psicologo. "Se è possibile spingere le persone a produrre risultati di ricerca che sono intrinsecamente pregiudizievoli e orientati, la battaglia è vinta per metà. Includendo o sopprimendo accoppiamenti negativi nei suggerimenti si può condurre gli utenti a produrre ricerche da una parte all'altra come fossero cani al guinzaglio". L'approccio dei suggerimenti di Google risulta particolarmente evidente se affiancato, per esempio, agli autocompletamenti del concorrente Bing. Cercando per esempio "Hillary Clinton h", ci si aspetterebbe un picco di ricerche legate alla salute, "health", della candidata, che in questo periodo è fortemente discussa da elettori e media. Su Bing, in effetti, è così: spuntano "Salute", "Ha il cancro" e "Ha avuto un ictus". Su Google, invece, ci vengono suggeriti i termini "Casa", "Altezza" e "Ha vinto le primarie".

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Big G modifica quindi realmente i suoi risultati di ricerca? D'altronde molte realtà tecnologiche si sono schierate contro Trump e non stupirebbe se anche i vertici di Google gradissero che a vincere le elezioni fosse la Clinton. Da qui a modificare in maniera subdola i suggerimenti, però, ce ne vuole. Ad analizzare meglio le accuse inizialmente mosse dal portale SourceFed con due video è Rhea Drysdale, CEO di Outspoken Media, secondo la quale a generare le modifiche dei suggerimenti sarebbero proprio le realtà che le denunciano. In breve, mostrando agli utenti determinate ricerche li invitano ad effettuarle veramente, elemento che provoca un aumento notevole nell'utilizzo di termini precisi che l'algoritmo di Google registra e utilizza per modificare i propri autocompletamenti.

Inoltre, molti non tengono conto di due fattori importanti: il contesto e i termini vietati da Google. La ricerca "Hillary Clinton email" è implicitamente relativa alle accuse e ai problemi legali relativi alla candidata e l'algoritmo di Big G lo sa. Tanto che se si scrive la frase "Hillary Clinton email" Google suggerisce le parole "accuse", "legge" e "processo". Inoltre, la denuncia di SourceFed e Epstein non sembra tenere conto delle parole escluse dal sistema di autocompletamento di Google, tra cui figurano termini come "stupro" e "criminale" (quest'ultimo solo negli Stati Uniti). Oltre, ovviamente, alla scelta di Big G di non suggerire parole negative o insulti se il termine digitato dagli utenti è un nome. Anche per questo la differenza tra i suggerimenti dei due motori di ricerca è così ampia: è il risultato di una politica diversa riguardo i termini accettati e il funzionamento dell'algoritmo. A confermare il tutto è una ricerca che con le presidenziali non c'entra nulla: "Bill Crosby" su Google porta a suggerimenti come "Attore", "White Christmas" e "Show", mentre su Bing appaiono anche le parole "Scandalo" e "Violento", proprio in relazione alle forti accuse di molestie sessuali che lo hanno colpito negli ultimi anni.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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