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Veni vidi web, nel futuro di Casaleggio spariscono librerie, Garibaldi e la libertà

Nel suo ultimo libro, Gianroberto Casaleggio dipinge un futuro nel quale non esistono tabaccai, librerie e supermercati e le statue di Garibaldi sono sostituite con quelle di Gengis Khan. Quello del guru dei 5 Stelle, più che un mondo utopico basato sulla rete, è un futuro distopico e totalitario. Dove non c’è spazio per i dissidenti.
A cura di Marco Paretti
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Internet come panacea di tutti i mali. Dai problemi del mondo all'organizzazione aziendale, la rete e le sue potenzialità possono risolvere ogni tipo di ostacolo o intoppo. Ma solo se usata in un certo modo. Cioè come dice Gianroberto Casaleggio nel suo ultimo libro, Veni Vidi Web; una raccolta di articoli, post e pezzi originali nei quali il guru dei 5 Stelle cerca di fornire alla rete una sorta di potere risolutore che dai piccoli problemi quotidiani è in grado di risolvere quelli del pianeta. Fino a rivoluzionarlo del tutto. Quello di Casaleggio, più che un mondo utopico, è un futuro distopico e totalitario nel quale librerie e macellerie non ci sono più e le statue di Garibaldi sono sostituite da quelle di Gengis Khan. Lo descrive nell'ultimo capitolo del suo libro, che di sorpresa coglie il lettore con idee che da un lato fanno sorridere e dall'altro preoccupare.

"Un manuale chiaro e fruibile su quello che dovrebbe essere il miglior approccio possibile al web" scrive Fedez nella sua introduzione. "Declinato attraverso le fisiologiche conseguenze economiche, sociali e politiche". Si apre così la serie di spunti, idee e previsioni – già contenuti in passato in articoli e blog – che qui vanno a confluire in quello che può essere considerato un riassunto del manifesto del M5S. E un inno al web come strumento di rivoluzione digitale e non. Casaleggio fornisce anche i suoi 22 comandamenti o, meglio, previsioni. "Alberi nella neve" li definisce lui, chiedendo di concedergli la possibilità d'errore perché "solo chi fa previsioni le può sbagliare".

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In queste previsioni il web è un po' ovunque: cambia il modo in cui ci rapportiamo gli uni con gli altri, rivoluziona i processi organizzativi, è un supermedia che fagociterà gli altri, cambia la politica e mette le persone al centro di tutto. Un tema, quello della centralità dell'uomo, che si ripete ciclicamente nel saggio di Casaleggio, ma che allo stesso tempo stona con l'idea di fondo di una sorta di entità sovrannaturale intelligente che governa tutto ciò che accade nel mondo. Perché, leggendo tra le righe, l'impostazione totalitaria del prodotto di Casaleggio è innegabile. Il web è così o non è nulla, sembra dire in quello che pare a tutti gli effetti un manuale del web scritto da qualcuno che, però, ancora non si capisce quali competenze abbia per scriverla questa guida.

L'elogio fin troppo entusiasta di Casaleggio non fa altro che cercare di far passare come verità assoluta l'impostazione che negli anni ha governato il M5S; l'idea di democrazia diretta, per esempio, o l'utilizzo di un portale interno con il quale permettere lo scambio di idee e proposte tra cittadini e politici. Il tutto finalizzato alla creazione del "mondo perfetto", come lo stesso autore lo definisce, rappresentato dall'ultimo capitolo del libro: "Ma che pianeta mi hai fatto". È qui che le proposte e le previsioni di Casaleggio si tramutano in un mondo fatto e finito, nel quale tutto è stato rivoluzionato dalla rete che governa ogni tipo di rapporto tra persone e istituzioni. "Petrolio e carbone sono proibiti insieme alla circolazione di macchine private. I mezzi pubblici sono gratuiti. L’emissione di CO2 e il taglio indiscriminato di alberi sono puniti con la reclusione fino a 30 anni". Spariscono tabaccai, macellerie, librerie e supermercati, le statue di Garibaldi sono state sostituite da statue di Gengis Khan – che, secondo l'autore, ha sfruttato i concetti base della rete già nel 1200 – e si crea l'interactive leader, una figura che, grazie alla rete, saprà individuare le necessità dei cittadini e tramutarle in realtà. Poi, però, si legge che "la parola ‘leader' è diventata un insulto" e non si capisce bene quel mediatore che fine deve fare.

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Anche perché i mediatori, nel futuro di Casaleggio, non esistono: la rete li ha sostituiti completamente. Non risultano, pare, nemmeno i dissidenti, o comunque non si capisce bene che fine debbano fare nel mondo di Casaleggio. Probabilmente la stessa sorte degli espulsi dal movimento negli ultimi anni: fuori. Dove, in questo caso, non si sa. Una sorte poco promettente anche a giudicare da come vengono trattati i criminali: nel futuro secondo l'autore torna una sorta di legge del taglione ("Chi è sorpreso con un fucile da caccia è lasciato nudo nei boschi e braccato da personale specializzato con pallettoni di sale grezzo dall’alba al tramonto") e la gogna pubblica ("Corrotti e corruttori sono esposti in apposite gabbie sulle circonvallazioni delle città nei week end").

Il prodotto finale è talmente confusionario e paradossale da risultare a tratti infantile: "Il Milan vince campionato e Champions League tutti gli anni […] le edicole vendono solo albi di Tex". Un'opera che, scritta dal guru di un movimento politico come quello dei 5 Stelle, più che sorridere fa preoccupare, perché cela dietro una patina di antipolitica, impronta ecologica e innovazione un'idea totalitaria e spiazzante, nella quale c'è spazio per tutto e per niente. Dimenticandosi, peraltro, concetti come l’opinione del singolo, la libertà di stampa e di espressione. Banditi, pare, dal mondo secondo Casaleggio.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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