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Vinton Cerf, vice presidente di Google: “Internet potrebbe trasformarsi in un buco nero digitale”

Uno dei padri di internet e vice presidente di Google ha lanciato l’allarme: i nostri file digitali potrebbero presto diventare obsoleti, rendendo impossibile risalire alla storia di un intero secolo.
A cura di Marco Paretti
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vint cerf buco nero

Cosa resterà di questi anni duemila? Forse nulla. Milioni di documenti – blog, tweet, immagini e video – potrebbero scomparire in un vero e proprio buco nero. La causa? I formati attuali dei documenti diventeranno obsoleti e, prima o poi, saranno illeggibili.
L'allarme è stato lanciato da Vinton Cerf, uno dei padri di internet e vice presidente di Google. Secondo Cerf i primi passi dell'umanità nel mondo digitale potrebbero essere persi per sempre e il nostro potrebbe diventare un secolo perduto. La soluzione, secondo l'esperto, è creare una sorta di pergamena digitale, cioè un software in grado di aprire un determinato file anche a distanza di anni e su computer moderni.

"Quando si pensa alla quantità di documenti presenti nelle nostre vite quotidiane e immagazzinati in forma digitale, come le email, i tweet e tutto il web, è chiaro che potremmo perdere una grossa fetta della nostra storia" ha spiegato Cerf "Non vogliamo che le nostre vite digitali scompaiano. Se vogliamo preservarle dobbiamo assicurarci che gli oggetti digitali che creiamo oggi siano ancora accessibili nel futuro".
Il rischio è che, ad un certo punto, non si riesca più ad accedere a parte degli elementi digitali della nostra epoca. E, di conseguenza, alla nostra storia. L'allarme suona quasi paradossale: al giorno d'oggi immagazziniamo tutto in digitale proprio per garantirgli "vita eterna", eppure con l'evolversi delle macchine presto potremmo trovarci tra le mani file obsoleti e illeggibili.

vint cerf buco nero

"Stiamo gettando tutti i nostri dati in quello che potrebbe diventare un buco nero dell'informazione senza nemmeno accorgercene" ha continuato Cerf "Digitalizziamo le cose perché pensiamo di preservarle, ma quello che non capiamo è che, a meno che non vengano intraprese altre azioni, queste versioni digitali non sono meglio degli artefatti reali. Forse sono anche peggio. Se avete foto a cui tenete, stampatele".
I documenti dell'antichità non soffrivano di questi problemi. A parte distruzioni, incendi e calamità naturali, i documenti scritti secoli fa sono ancora leggibili e hanno trasportato tutta la storia dell'epoca fino ai giorni nostri. Ma se fossero stati utilizzati supporti ora impossibili da leggere? Nel futuro gli storici si troveranno a dover gestire PDF, documenti Word e centinaia di altri tipi di file che necessitano di un software dedicato. E se questo software non ci fosse più?

Il problema, in realtà, è già presente. Negli anni '80 eravamo soliti salvare tutti i documenti sui Floppy Disk o giocare ai videogiochi su cartuccia. Oggi probabilmente abbiamo ancora acceso a questi supporti fisici, ma chi è in grado di farli girare sulle proprie macchine? Chi possiede ancora un lettore Floppy Disk nel proprio computer?
Cerf parla espressamente di putrefazione dei bit. Proprio quei bit che noi consideriamo immortali e indistruttibili. Bit che possono diventare futili se nessun software o hardware è in grado di decifrarne il senso. La cosiddetta pergamena digitale è una delle possibili soluzioni pensate dai ricercatori della Carnegie Mellon University di Pittsburg. L'idea è semplice: scattare una sorta di "istantanea" del disco fisso mentre questo fa girare diversi programmi, per poi caricarla su un computer che "simula" quello originario. Grazie a questa tecnica sarà possibile leggere i file obsoleti anche su macchinari moderni.

vint cerf buco nero

In questo processo c'è però un problema che va ancora risolto, quello dei diritti. La difficoltà sta nel districarsi nel duro campo dei permessi legali per copiare e immagazzinare i software prima che diventino obsoleti. Quando un'azienda esce dal mercato o smette di supportare un prodotto spesso ne vende i diritti, rendendo la procedura di approvazione un vero incubo.
"Per farlo nella maniera corretta, i diritti di conservazione devono essere incorporati in elementi come il copyright e i brevetti" ha continuato Cerf "Stiamo parlando di preservare questi documenti e questi file per centinaia di migliaia di anni".

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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