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Wikileaks, Julian Assange al lavoro su una linea di abbigliamento

T-shirt, felpe, accessori e molti altri prodotti moda, è la nuova idea di Julian Assange che per ricevere denaro e proteggere il brand Wikileaks ha deciso di lanciare una nuova linea di abbigliamento.
A cura di Matteo Acitelli
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T-shirt, felpe, accessori e molti altri prodotti moda, è la nuova idea di Julian Assange che per ricevere denaro e proteggere il brand Wikileaks ha deciso di lanciare una nuova linea di abbigliamento. Attualmente i vertici dell'organizzazione internazionale, famosa in tutto il mondo per aver diffuso online decine e decine di documenti coperti da segreto, sono al lavoro per trovare designer e partner commerciali per partire con il nuovo progetto. Come dichiarato sulle pagine del Times of India da Olafur Vignir Sigurvinsson, portavoce dell'associazione per l'Islanda, il primo Paese che ospiterà la linea d'abbigliamento firmata Wikileaks sarà l'India, questo perché è "uno dei Paesi più coscienti delle nostre azioni". L'India sarà solo il primo di tanti Paese che hanno già un partner per la vendita e la distribuzione dei prodotti brandizzati Wikileaks. Oltre all'India ci sarebbero già accordi con società di distribuzione in Francia, Germania, Austria, Svizzera, Spagna e Portogallo.

Il fondatore dell'organizzazione internazionale Wikileaks, Julian Assange, che da Giugno 2012 si trova all'interno dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, “è entusiasta del progetto”. Il primo prodotto della linea di abbigliamento Wikileaks saranno le magliette, alcune delle quali sono già in vendita all'interno del sito ufficiale dell'organizzazione. In seguito arriveranno anche altri prodotti moda come felpe, cappelli ed altri prodotti che saranno tutti marchiati con i loghi di Wikileaks e riporteranno alcuni degli slogan facilmente riconducibili all'associazione: “I leak espongono l’ingiustizia” o “Nemico dello Stato”, per esempio. Non sono mancate lr polemiche partite dai fedelissimi dell'associazione che vedono l'entrata nel campo della moda come un'azione negativa per Wikileaks ma come sottolinea anche la portavoce Kristinn Hrafnsson al Washington Post l’operazione aiuterà a “mettere fine agli abusi sull’utilizzazione del nostro marchio" e servirà a portare soldi all'interno dell'associazione che, fino ad ora, si è basata esclusivamente sulle donazioni da parte degli utenti.

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