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Year in Hashtag, 2011: un anno di vita sulla Terra attraverso gli occhi di Twitter

Year in Hashtag è una piattaforma, creata da cinque giornalisti e blogger italiani, che seleziona alcuni tra i principali eventi dell’anno e li “fotografa” nel loro raccontarsi attraverso Twitter.
A cura di Anna Coluccino
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Mentre il nostro paese comincia appena a scoprire le meraviglia di Twitter e gli utenti aumentano ora dopo ora, il sito di microblogging festeggia uno degli anni più importanti della sua breve storia.

Il 2011 è stato, per molti versi, l'anno di Twitter, l'anno in cui milioni di persone in tutto il mondo hanno deciso di raccontare vita quotidiana ed eventi extra-ordinari per mezzo di brevi messaggi, moniti, foto, link… Il tutto in un incessante stream di notizie. Dalla Primavera Araba ad Occupy Wall Street, dal 15 ottobre alla morte di Amy Winehouse, dalla strage di Oslo al matrimonio reale, ogni avvenimento -grande o piccolo che fosse- ha attraversato le pagine del social network cinguettante.

La rilevanza giornalistica e comunicativa di Twitter è ormai talmente assodata che cinque giornalisti e blogger italiani (Claudia Vago, Luca Alagna, Marina PetrilloMaximiliano Bianchi Mehdi Tekaya) hanno deciso di santificarla all'interno di una piattaforma che si chiama Year in Hashtag e che racchiude un intero anno di avvenimenti, selezionati in base a quelli che nel corso dell’anno i cinque giornalisti hanno seguito nel loro svolgersi ma anche in base dell'importanza che gli stessi utenti hanno attribuito ai vari trend. 

Ma Perché il 2011? -si chiedono gli stessi creatori all'interno del Manifesto pubblicato sul sito- Perché quest’anno, per la prima volta, la maggior parte degli eventi è stata raccontata prima, meglio o esclusivamente dalla Rete.  E, a giudicare da tutto quanto accaduto nell'anno che stiamo lasciando, come non sottoscrivere questo assunto? Che genere di racconto potremmo mai fare del 2011 se tenessimo fuori dal quadro i nuovi media e tutto quanto hanno contribuito a produrre in termini sia giornalistici che di impegno civile?

Dando uno sguardo a Year in Hashtag, però, un'altra cosa appare chiara e lampante; così come anticipato da Time con la scelta del "Protester" quale persona dell'anno, questo è stato l'anno della contestazione. Una contestazione molto diversa da quelle che hanno caratterizzato gli ultimi 50 anni di storia dell'umanità; una contestazione che si è nutrita dei nuovi mezzi di comunicazione e che li ha nutriti a sua volta; una contestazione che ha contorni unici così come unici e inediti sono i media che l'hanno raccontata. Questo ultimo anno di vita ha dimostrato che, talvolta, come sosteneva McLuhan, i mezzi sono il messaggio o -quanto meno- lo caratterizzano e condizionano fortemente.

Ma il Manifesto di Year in Hashtag fa anche passo in più in termini di analisi. Oltre all'indubbia rilevanza del "Protester" -infatti- i cinque creatori del sito pongono l'accento su un'altra figura potentissima, un assoluto protagonista di questo 2011 "il citizen journalist, che spesso non è altro che “il manifestante” armato di smartphone e account su un social network e in altri casi è qualcuno che non può fisicamente essere presente ma da casa sua, con computer e connessione a internet, partecipa agli eventi in modo semplice ma fondamentale: raccontando quello che succede, raccogliendo notizie, informazioni, richieste, fotografie, video e rilanciandoli, amplificandoli, contribuendo a costruire la narrazione dell’evento".

"È per rendere omaggio a tutti coloro che in questo 2011 hanno raccontato la realtà intorno a loro" scrivono i creatori del sito "che è nato Year In Hashtag, per valorizzare l’impegno di migliaia di persone nel mondo che ogni giorno hanno costruito un pezzo della Storia di questo anno indimenticabile".

E -sinceramente- non potremmo essere più d'accordo.

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