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Zuckerberg in Cina: primi passi di Facebook verso il mercato orientale?

Essere accolti a braccia aperte in un Paese dove il proprio sito è bloccato non è esattamente quello che un imprenditore dovrebbe aspettarsi, a meno…
A cura di Mario Maaroufi
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Facebook-Cinese

Essere accolti a braccia aperte in un Paese dove il proprio sito è bloccato non è esattamente quello che un imprenditore dovrebbe aspettarsi, a meno che non si chiami Mark Zuckerberg. Il creatore di Facebook ha visitato di recente la Cina e alcune importanti compagnie internet locali, tra cui Baidu, Sina, China Mobile e Alibaba Group, dove ha avuto  modo di incontrare il presidente Jack Ma e il portavoce John Spelich.

Il mercato cinese, non è una novità, è estremamente chiuso verso prodotti occidentali come Facebook e il sito è bloccato a causa delle (quasi) invalicabili restrizioni del Grande Firewall Cinese. In passato era toccato a Google chinare la testa e censurare i propri risultati secondo le direttive del governo cinese, prima della drastica decisione di abbandonare del tutto questo vasto mercato orientale. Zuckerberg, in uno dei discorsi tenuti in Cina, ha espresso il desiderio di  voler arrivare anche in Cina, lasciando però intendere di non essere intenzionato a piegarsi a censure e restrizioni particolari.

Un'impresa non certo semplice, dove le più grandi compagnie occidentali hanno fallito di fronte all'impenetrabilità dei sistemi di controllo attuati dalle autorità cinesi, ma che potrebbe dare un riscontro positivo grazie all'ammirazione che giovani e imprenditori cinesi nutrono nei confronti di Zuckerberg. Il CEO di Facebook, infatti, è visto come un imprenditore che ha voluto creare qualcosa di nuovo e interessante senza pensare prima all'aspetto economico. Persino il film The Social Network, che i media occidentali hanno dipinto come un'aspra critica al discutibile operato di Zuckerberg, è considerato il ritratto positivo di un giovane imprenditore americano.

Peccato che per Pechino questa non sia una valida motivazione per abbassare la guardia.

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