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Anonymous, an inside look: ecco come funziona la rete di hacktivist più famosa del mondo

La storia di Anonymous e dei suoi atti dimostrativi: dalla lotta contro Scientology, al sostegno alla rivolta studentesca in Iran.
A cura di Anna Coluccino
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In questi giorni si è parlato molto del gruppo Anonymous, la rete di hacktivist che sta portando avanti una serie di attacchi hacker rivolti a tutti i colpevoli di "tradimento" nei confronti di Wikileaks e a tutti coloro che hanno qualcosa a che fare con la persecuzione giudiziaria di cui è stato fatto oggetto Julian Assange, tornato libero da poche ore. Ma chi sono gli Anonymous? Ovviamente, data la natura clandestina del gruppo, non è possibile conoscere i loro nomi, non intendiamo chiedere ad un uomo in maschera chi egli sia, ma desideriamo offrire una panoramica sulla storia del gruppo e sull'organizzazione interna che ne regola il funzionamento.

Anonymous è un termine che indica un movimento di massa che ha raggiunto la notorietà nel 2008 con il progetto Chanology, una protesta indirizzata alla chiesa di Scientology e alle sue attività. In pochi giorni, alcuni attacchi hacker hanno colpito tutti i siti della chiesa, fatto impazzire i fax e fatto squillare i telefoni della setta religiosa. Il tutto con l'intenzione di porre l'accento sulle assurdità di alcune dichiarazioni dei membri della setta e sull'atteggiamento censore e prevaricatore che caratterizza l'operato di Scientology. La protesta ha avuto grande successo, raccogliendo svariati consensi da ogni parte del mondo.

Ad Anonymous, però, non manca la componente ludica. Il gruppo è infatti noto per una serie di scherzi informatici realizzati ai danni dei più disparati obiettivi. Come accadde nel 2008, quando riuscì ad imporre la vittoria del cantante anni '80 Rick Astley agli Mtv Awards per la categoria: miglior artista di sempre (!), il tutto utilizzando un sistema poi ribattezzato "Rickrolling". Gli hacker di Anonymous non hanno fatto altro che reindirizzare i clic di tutti gli utenti che provavano a visualizzare una clip, sul video “Never gonna give you up” facendo sì che raggiungesse un numero di visualizzazioni tale da garantirgli la vittoria. Per riuscire a capire quanto questa cose sia folle (ed incredibilmente divertente) dovete assolutamente dare un'occhiata al video.

Quest'uomo, cari signori, è stato incoronato miglior artista di sempre agli Mtv Awards 2008.

Ma veniamo ai giorni nostri e alle attività che Anonymous sta portando avanti in queste ore; attività che vanno sotto il nome di Operation: Payback e che intendono vendicare il sabotaggio politico ed economico che si sta perpetrando ai danni di Wikileaks. Le modalità organizzative del gruppo consistono nella creazione di un'apposita chat, una Internet relay chat (Irc), in cui viene presentato il progetto che si intende realizzare. In questo modo, chiunque abbia le competenze per proporre e mettere in atto il progetto in questione può confrontarsi con gli altri partecipanti. Le persone coinvolte nell'Operation: Paybak, però, rifiutano di essere considerati degli hacker, perché -come spiega  uno degli "anon" italiani nel corso di un'intervista rilasciata a ilnichilista: "un hacker non userebbe mai un programma scritto da altri. E poi l’operazione contro Visa, PayPal e Mastercard, per esempio, è stato un semplice Distributed denial-of-service, un Ddos. Il che significa che il sito attaccato non viene distrutto, o aperto, e i dati non sono né rubati né letti. Viene solo reso irraggiungibile per un limitato periodo di tempo. È come se un gruppo di attivisti si recasse in un negozio che ha negato il proprio servizio ad Assange e ne bloccasse l’ingresso. È una protesta pacifica nella vita reale, e una protesta pacifica in rete".

Insomma, sembra proprio che -anche nel caso di Anonymous– l'intenzione sia quella di far passare il gruppo per qualcosa che non è, ovvero un'organizzazione criminale che si appropria di dati altrui per fini ricattatori. Ma a dimostrazione che non c'è niente di più sbagliato, ricordiamo una delle azioni più meritevoli del gruppo, ovvero il sostegno offerto agli studenti in rivolta in Iran, attraverso la creazione e la gestione di un forum in cui si fornivano informazioni tecniche su come aggirare i blocchi imposti dal governo iraniano.

Cos'è quindi Anonymous?

E' molto semplice. Tutto è Anonymous, Internet lo è, lo sono tutti coloro che manifestano -come se fossero in piazza- il loro pacifico dissenso, senza alcuna intenzione di ferire, ma solo quella di farsi ascoltare.

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