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Banda larga e AgCom: nuove regole ma Bernabè contesta Calabrò sulle infrastrutture

Il presidente dell’Autorità garante per le Comunicazioni, Corrado Calabrò, ha presentato la relazione annuale causando polemiche da parte di Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia.
A cura di Vito Lopriore
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Il problema della banda larga in Italia riguarda il reale sviluppo tecnologico del nostro paese. Già il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, aveva annunciato, circa un mese fa, la forte riduzione del digital divide e ha dichiarato che ministero e operatori faranno insieme gli scavi per i cavidotti, la parte più costosa dell’investimento. Ma ci sono problemi che riguardano i rapporti tra le istituzioni, interessi economici, la trasparenza nell’assegnazione delle frequenze e l’uso che ne deriva delle infrastrutture passive, centrali per un servizio più efficiente per i cittadini.

Corrado Calabrò, presidente dell’AgCom (l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha presentato qualche giorno fa la relazione annuale sull'attività svolta e sui programmi di lavoro 2011 al parlamento, inerente la regolamentazione del settore di rete fissa che ha scatenato molte polemiche. Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia, uno delle più grandi aziende di telecomunicazione che sta investendo sul futuro e soprattutto sulle reti di nuova generazione, ha dichiarato “C’è una volontà di iper regolamentazione del settore della rete fissa che è un impedimento agli investimenti”.

Il compito dell’Autorità è fare da garante e non quella di interessarsi alla politica industriale, secondo l'opinione pubblica e di alcuni blogger, riguardo le dichiarazioni di Calabrò “Bisogna cercare accordi con Google; a livello più generale per lo sviluppo delle reti è complicato dal fatto che i motori di ricerca, over the top (i cosidetti big di Internet come Google e Facebook) non sono vincolati ad investimenti in infrastrutture. I nuovi soggetti sviluppano servizi ad alto margine e non pagano agli operatori di telecomunicazione un pedaggio proporzionato al valore che estraggono dalla rete, proprio nel momento in cui gli operatori avrebbero maggior bisogno di risorse per investire nelle reti di nuova generazione”.

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Come superare l‘impasse?

Stefano Quintarelli, informatico, esperto italiano di telecomunicazioni e Internet scrive sul suo blogL'arbitro ritiene che una delle squadre in campo violi le regole? Se si, allora c'e' un problema e deve intervenire altrimenti ha un compito ed uno strumento specifico a disposizione, che è la segnalazione al parlamento. L'arbitro ritiene che vada segnalato qualcosa al parlamento? Se si, immaginiamo che lo farà tempestivamente. Se no, di che stiamo a parlare? Ricordo a me stesso che compito della Autorità è applicare le norme, non fare politica industriale. Alta è quindi la tensione sul punto che il consumo massiccio di banda di alcune applicazioni non è remunerativo secondo gli schemi tradizionali per chi gestisce le reti”.

Seguendo il suo tweeting live, dalla sala di presentazione della relazione, si rileva che la maggiore penetrazione della banda larga riduce l'impatto della pirateria, secondo il Garante. L'Italia ha due primati negativi: è agli ultimi posti nei Paesi europei come accesso a Internet ed ai primi posti a livello mondiale per pirateria; la penetrazione della banda larga riguarda il 22% della popolazione mentre la media UE è del 26,6%.

Quanto è importante la banda larga per il rilancio dell'economia?

Per il rilancio dell'economia nessun alto settore è in grado di accelerare lo sviluppo del Paese. Secondo i dati dell’Agcom gli italiani sono i primi in Europa per tempo giornaliero speso su Facebook e secondi al mondo dopo il Brasile. L’Italia è il settimo paese al mondo per iscritti a Facebook, 19 milioni in tutto. L’utilizzo di Internet è ancora molto al di sotto rispetto alle altre economie, ma presenta altresì una decisa e costante crescita.

Calabrò ha poi sottolineato la necessità che il diritto di Internet “abbia in sé la complessità reale della nuova sfida e non l’inutile saccenza dell’etichetta da esibire; questa è di fatto la precondizione della cittadinanza moderna (e quindi della democrazia): la rete come bene comune, ontologicamente neutro, al quale deve essere garantito l’accesso. Allo stesso modo questo diritto non deve ledere il diritto di proprietà delle opere d’ingegno, i due diritti devono trovare un modus (con)vivendi)”. Da tutti è riconosciuta la necessità di una nuova disciplina del diritto d’autore attestata sulle nuove frontiere della tecnologia, che concili queste diverse libertà; in Italia sono sessant’anni che si attende la riforma della legge del diritto d’autore.

La storia della rete infrastrutturale delle Tlc

La vicenda della rete delle infrastrutture in Italia, in realtà, è molto complessa. Un anno fa, i cosiddetti operatori italiani alternativi (Vodafone, Fastweb, Wind, Tiscali e altri) chiesero di lanciare un consorzio (Infraco) tra Telecom, Cassa di Depositi e Prestiti e la loro cordata per realizzare un’unica rete nazionale a banda ultra-larga da utilizzare poi su base paritaria. Telecom Italia infatti possiede la vecchia rete in rame, l’infrastruttura passiva, che si dovrebbe ammodernare e i suoi concorrenti pagano un affitto a Telecom stessa; questi operatori alternativi vorrebbero costruire una rete ex-novo a proprietà mista. Il Governo, oltre a contribuire con fondi di investimenti, con il Ministero allo Sviluppo economico prova a trovare un accordo con gli operatori.

Questo è il problema che non consente alle imprese TLC italiane di trovare un piano di sviluppo comune sulla nuova rete di fibra ottica. L’AgCom ha iniziato l’iter che porterà al varo delle nuove regole, che dovranno essere consultate anche dalla Commissione Europea.

Bernabè ha scritto una lettera alla commissaria per la Società dell’informazione, Neelie Kroes, sottolineando il fatto che si rispettano le normative europee anche se non tutti sembrano d’accordo che le normative siano idonee anche per l’Italia. Bernabè chiede regole meno invasive che garantiscano la trasparenza nelle operazioni, come successo con l’acquisizione, da parte della cordata F2i, di Metroweb, società di telecomunicazioni che gestisce 330mila km di fibra ottica nel comune di Milano e nella regione Lombardia.

Franco Bernabe

Gli italiani preferiscono ancora la tv

I dati dell’ultima relazione da parte di Calabrò mostrano una prevalenza della televisione (90%) per quanto riguarda la scelta della fonte di informazione primaria da parte degli italiani, Internet del 20% (le percentuali non mostrano somma 100 perché sono ammesse risposte multiple) e la diminuzione della quota Telecom Italia nel mercato retail dei servizi di telecomunicazione dal 50% al 48,9%.

Nei prossimi giorni il ministro Romani incontrerà gli operatori per avviare il consorzio pubblico-privato nei finanziamenti per la creazione di un’infrastruttura passiva per la banda ultralarga; anche se Internet non riesce ancora a penetrare nel 40% della popolazione italiana e il digital divide può causare un ritardo nello sviluppo anche delle imprese.

“ Senza la banda larga l’Italia è sull’orlo della retrocessione in serie B e la percentuale di abitazioni connesse (fisso e mobile) è inferiore al 50%, a fronte di una media europea del 61%”. A rischio c’è la crescita del paese ”
Corrado Calabrò

L’AgCom deve fissare le regole per l’utilizzo della rete rispetto alle condizioni di mercato; questo sistema è chiamato ULL (unbundxing local loop) che consente agli operativi di telefonia la possibilità di appoggiarsi, per la fornitura dei servizi, alle infrastrutture di un altro operatore versando un canone d’affitto. Queste regole sono state criticate perché ridurrebbero la possibilità di sviluppare nuove infrastrutture e lo sviluppo di una rete. E’ compito della Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni agire sopra gli interessi delle parti per trovare un accordo tra operatori e governo e così consentire all’Italia di allinearsi con i più sviluppati paesi europei. Calabrò e l’AgCom sono nominati dal Parlamento, anche se dovrebbero essere "Authorities indipendenti", Bernabè insiste sulla trasparenza e sostiene che la iper regolamentazione blocca gli investimenti, ha scritto al commissario UE; rimane un paese che, nelle difficoltà economiche, ha bisogno di accedere in modo sicuro ed economico a Internet. L’Italia non potrà continuare a reggersi solo sullo sviluppo della rete mobile dunque è auspicio che i tavoli di conciliazione servano ad accordare le parti piuttosto che a dividerle ed a rimandare gli incontri; visto che i gli interessi di parte devono trovare una nuova ri-definizione nel cambiamento generale reso possibile dal new media…

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