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Così Metal Gear Solid 2 ha predetto l’era della post-verità

15 anni fa Metal Gear Solid 2 è riuscito a predire con una precisione chirurgica l’avvento dell’era della post-verità, dove le bufale sono quasi legittimate. Così una delle più grandi “menzogne” videoludiche ha predetto ciò che in molti non hanno visto arrivare.
A cura di Marco Paretti
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metal gear solid 2

Erano passati due mesi dall'attacco alle torri gemelle, la macchina della vendetta era stata messa in moto e le voci di armi di distruzione di massa in mano a Saddam Hussein stavano lentamente portando il mondo verso la guerra in Iraq. Quando Metal Gear Solid 2 fece il suo ingresso sul mercato videoludico si presentò al mondo con un prologo ambientato durante un attacco terroristico a New York e raccontando una storia di inganni, paranoie e società fantasma. Era il 12 novembre 2001 e oggi più che mai, a distanza di 15 anni dalla sua uscita, riesce ancora a dimostrare quanto fosse proiettato più al futuro che al presente.

Metal Gear Solid 2 si è rivelato un titolo esplosivo, ma anche confusionario e provocatorio. Dopo aver passato mesi a mostrare un gioco dall'ambientazione scura e dai volti familiari – primo su tutti il protagonista, Solid Snake – il capitolo ha ribaltato completamente la situazione modificando drasticamente l'ambientazione – una piattaforma petrolifera di giorno – e lo stesso personaggio principale – da Snake è diventato Raiden – in quella che tuttora rappresenta ancora una delle più grandi "menzogne videoludiche" del settore, come ricorda Glixel. Sorpresa non casuale, perché il gioco si basava proprio su tematiche riguardanti la percezione della verità e il concetto di identità per narrare una delle storie più ambiziose della serie. Una storia futuristica, ovviamente, ma dalla quale oggi è impossibile separarsi.

metal gear solid 2

Nel 2001 Metal Gear Solid 2 ha stupito per il suo essere estremamente reale; dagli effetti dei proiettili sugli oggetti alle reazioni dei nemici agli attacchi di Snake, passando per la maniacale cura per i dettagli, i momenti comici e le infinite conversazioni su tematiche frivole come l'ora legale e la vendita di jeans strappati. Ma oggi uno degli episodi più famosi della serie è rilevante proprio per le tematiche che fanno da sfondo (e non) alla storia. È rilevante per il messaggio che il gioco, i suoi personaggi e le realtà (fittizie) coinvolte cercavano di far passare. È rilevante per il suo cercare di parlare di tematiche al tempo attuali senza rendersi conto – o forse, furbescamente, sapendolo benissimo – di stare semplicemente anticipando i tempi e i trend che 15 anni dopo sarebbero stati così importanti da guidare le elezioni presidenziali degli Stati Uniti.

In questo uno dei dialoghi finali tra il colonnello Campbell, Rose e Raiden è estremamente illuminante: "Nell'attuale mondo digitalizzato le informazioni si accumulano ogni secondo, preservate nella loro banalità. Non spariscono mai, sono sempre accessibili" spiega Campbell, che si rivela essere solo un'intelligenza artificiale. "Tutti questi dati-immondizia vendono preservati senza filtri, crescendo ad un tasso allarmante. Rallenteranno il progresso e ridurranno l'evoluzione". Letto oggi, soprattutto alla luce delle recenti polemiche riguardanti la diffusione di bufale e di disinformazione sui social network, della cosiddetta "filter-bubble" e degli algoritmi che ormai governano ogni aspetto della nostra esperienza online, il dialogo del gioco assume un aspetto quasi profetico.

metal gear solid 2

"Ognuno si nasconde nella propria piccola comunità, spaventato dai grandi forum" continua Rose, anch'essa rivelatasi come intelligenza artificiale. "Risiedono nei loro piccoli stagni, riversando qualsiasi ‘verità' gli piaccia nel grande stagno della società". Oggi il paragone con i social network e, in particolare, Facebook è immediato, ma nel 2001 non eravamo ancora entrati nell'epoca di MySpace, figuriamoci in quella iper-connessa della creatura di Zuckerberg. Eppure, 15 anni fa, un videogioco aveva predetto ciò che negli ultimi anni è diventato un trend così forte da generare la Brexit e l'elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti. Da generare l'esplosione di quella che ora viene chiamata epoca della post-verità. L'epoca dove le menzogne, che in politica sono sempre esistite, ora sono diventate sistemiche, abitudinarie e quasi accettate.

In Metal Gear Solid 2 tutti si aspettavano qualcosa che poi non è stato. Si aspettavano Snake e hanno avuto Raiden. Si aspettavano una nave nella notte e hanno avuto una piattaforma in pieno giorno. Nel nostro presente tutti si aspettavano l'elezione della Clinton e invece hanno ottenuto Trump. Metal Gear Solid 2 basava l'intera narrazione su un continuo ribaltamento di ruoli e situazioni, dove le figure nell'ombra manovravano le informazioni in un modo che oggi sembra pericolosamente reale. Dove i dati si muovono all'interno di network che, per quanto grandi, restano quasi isolati tra loro. Dove le informazioni assumono una parvenza di verità perché lo sono agli occhi di chi le condivide, impossibili da distinguere dalle bufale e viceversa. Metal Gear Solid 2 non ci ha detto come gestire la post-verità, ma dopo 15 anni il folle, ricco e bizzarro gioco riesce ancora a tenere ben sollevato uno specchio davanti al mondo.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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