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Google e Apple devono 20 milioni all’Antitrust: usano i tuoi dati per fini commerciali

L’AGCM ha accertato per entrambe le società due violazioni del Codice del Consumo, per carenze informative e pratiche aggressive legate alla raccolta dei dati degli utenti.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Dopo la multa da 200 milioni complessivi comminata ad Amazon e Apple di pochi giorni fa, l'Antitrust si è fatta nuovamente sentire sul finire della settimana per infliggere un'altra sanzione, tenendo nel mirino Apple ma questa volta affiancandole il colosso dei motori di ricerca Google. I due colossi della Silicon Valley dovranno pagare 10 milioni di euro ciascuno per aver usato i dati dei loro utenti a scopi commerciali senza averli adeguatamente informati. La comunicazione della multa comminata alle due aziende è l'ultimo passo di un procedimento partito ad agosto del 2020, quando l'Antitrust ha avviato le indagini nei confronti dei servizi messi a disposizione degli utenti.

Carenze informative e pratiche aggressive

L'AGCM ha accertato per entrambe le società due violazioni del Codice del Consumo: la prima per carenze informative nei confronti dei suoi utenti, e la seconda per pratiche aggressive sull'acquisizione e l'utilizzo dei loro dati. Sia Google che Apple – ricorda l'Antitrust – utilizzano infatti i dati degli utenti per profitto: la casa di Mountain View vi basa un business legato alla vendita di pubblicità agli inserzionisti, ma anche quella di Cupertino "ne sfrutta direttamente il valore economico attraverso un’attività promozionale per aumentare la vendita dei propri prodotti e/o di quelli di terzi attraverso le proprie piattaforme commerciali App Store, iTunes Store e Apple Books".

Tutto per i dati personali

A fronte di questa cessione di valore, secondo l'Antitrust non corrisponde adeguata comunicazione da parte delle aziende. Per l'AGCM, in fase di creazione dell'account Google l'azienda omette informazioni preziose affinché il consumatore decida consapevolmente se accettare che le sue informazioni personali vengano raccolte; Apple, in fase di creazione dell'Apple ID e durante l'accesso ai souoi store digitali, si limita a sottolineare che la raccolta dati è necessaria per migliorare l'esperienza del consumatore. Le pratiche aggressive individuate dall'Antitrust consistono invece nelle modalità con le quali entrambe le aziende predispongono l'accettazione dei termini di utilizzo dei loro servizi, preimpostandola (nel caso di Google) o impedendo il rifiuto preventivo (nel caso di Apple).

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