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In crescita del 30% i software che bloccano la pubblicità online

La pubblicità online aumenterà notevolmente nei prossimi cinque anni, ma di converso, secondo il recente rapporto di PageFair aumentano gli utenti che usano programmi per bloccare la visualizzazione delle pubblicità sui siti web. Nel 2016 l’11% degli utenti nel mondo ha usato questi software. In Italia il 17%
A cura di Francesco Russo
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La pubblicità online aumenterà notevolmente nei prossimi cinque anni, ma di converso, secondo il recente rapporto di PageFair, aumenteranno gli utenti che usano programmi per bloccare la visualizzazione delle pubblicità sui siti web. Nel 2016 l'11% degli utenti nel mondo ha usato questi software, che risultano installati su oltre 600 milioni di dispositivi tra smartphone, tablet e computer fissi. Si parla di un aumento del 30% rispetto all'anno prcedente.

La pubblicità più "fastidiosa" sembra essere quella su smartphone e tablet, visto che il grosso degli "adblock" è installata e in crescita proprio sui dispositivi mobili: i software risultano scaricati su 380 milioni di dispositivi (108 milioni nell'ultimo anno). L'utilizzo degli adblock su pc desktop ha raggiunto 236 milioni di terminali (con i 34 milioni aggiunti nel 2016). La ricerca offre anche uno spaccato Usa: il 74% degli utenti americani di adblock dice di abbandonare i siti che hanno dei sistemi per aggirare i programmi per il blocco delle inserzioni. Il 77% invece si dice disposto a guardare pubblicità in determinati formati.

Un fenomento che non risparmia l'Italia. Infatti, PageFair ha rilevato che il fenomeno "adblocking" riguarda anche gli utenti italiani. Secondo questa ricerca la penetrazione del fenomeno "adblocking" in Italia, sulla intera popolazione online, è più alta della media mondiale, pari al 17%, con una maggiore diffusione del fenomeno sui dispositivi desktop (17%) che su quelli mobile (1%). Diversi invece i dati di una ricerca di Assocom, FCP-Assointernet, Fedoweb, GroupM, IAB Italia, UPA e commissionata a Comscore e Human Highway, che rilevava una penetrazione del fenomeno del 13% da desktop e del 7,6% da mobile.

Dati che sicuramente caratterizzano un problema, un danno economico che colpisce i publisher, ma può essere anche visto come un'occasione per migliorare i banner pubblicitari per fare in modo che sia meno fastidiosi possibili.

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